Un’alimentazione alternativa può salvare il mondo?

 Questo articolo fa parte del numero 26 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 10 dicembre 2021


Tendiamo ad associare al riscaldamento globale avvenimenti il più possibile lontani da noi. Gli incendi, la scarsità d’acqua, l’estinzione di alcune specie animali e vegetali sono qualcosa che non sembra toccarci personalmente. Se l’Amazzonia brucia non è colpa nostra e comunque non possiamo farci niente, se abbiamo terminato le risorse offerte dalla terra per il 2021 toccando il deficit ecologico non è assolutamente affar nostro: abbiamo ancora tutto ciò che ci serve.

Facciamo finta di non poter aiutare, di non avere nessun mezzo per migliorare le condizioni del pianeta, quando in realtà potremmo partire semplicemente dalla nostra alimentazione. Quest’ultimo è un tema fortemente dibattuto, su cui è depositato però uno strato di ignoranza. Cambiare la nostra alimentazione sarebbe veramente utile per l’ambiente?

La questione gira attorno al consumo di carne e alla produzione di tutti i derivati animali.

Partiamo dallo spreco e l’inquinamento dell’acqua. Molteplici studi e persino le Nazioni Unite hanno affermato che gli allevamenti intensivi sono la fonte principale di inquinamento idrico. Per produrre un chilo di frumento sono necessari più di 900 litri d’acqua, per la produzione di un chilo di manzo ci sarà quindi bisogno di coltivare quel frumento, anzi, probabilmente in quantità maggiori perché verrà utilizzato per nutrire gli animali, aggiungendo la grande quantità d’acqua usata nei macelli. Questi dati valgono anche per gli altri alimenti animali, considerando inoltre l’acqua necessaria per pulire le stalle e i macchinari.

Gli allevamenti intensivi sono anche responsabili dell’effetto serra. Gli animali infatti producono, attraverso il letame e i gas intestinali, buona parte dei gas che causano il fenomeno. La FAO (Food and Agriculture Organization) nel rapporto “Greenhouse gas emissions from the dairy sector” espone uno studio sull’intera catena alimentare, indagando sulle conseguenze che ha la produzione del cibo che mangiamo sull’ambiente, cominciando dai metodi con cui sono allevati e trattati gli animali e arrivando al trasporto del frumento e dei carichi di bestiame. Ci fornisce anche dei dati in percentuale riguardo ai gas che aumentano il riscaldamento globale, questa volta nella relazione “Livestock’s long shadow” : il 18% dei gas serra è prodotto dall’industria alimentare. Altri studi condotti da Michael Clark, ricercatore per l’università di Oxford, affermano che, per questo motivo, la temperatura potrebbe aumentare di 2 gradi centigradi circa entro la fine del 2050, superando così i limiti imposti dalla legge europea sul clima che ha prefissato degli obiettivi fondamentali da raggiungere entro metà secolo.

Infine una conseguenza molto sottovalutata è quella della deforestazione. Le foreste non vengono abbattute esclusivamente per l’industria del legname, anzi, più della metà dei territori disboscati sono utilizzati ai fini dell’allevamento intensivo: nelle aree sfruttate infatti vengono coltivate risorse vegetali che non vengono utilizzate direttamente per l’uomo, ma per il nutrimento degli animali; oppure per il solo pascolo.

Condurre un’alimentazione vegana o vegetariana migliorerebbe enormemente le condizioni del nostro pianeta. Con questo non sto dicendo che tutti dovremmo smettere di mangiare carne o derivati animali, parlo da onnivora, anche per me sarebbe molto difficile, oltretutto la carne contiene elementi utili ed indispensabili per la nostra salute. Ci sono però delle vie di mezzo: possiamo ridurre il consumo di carne, specialmente quella rossa; accertarci che la carne o i derivati che compriamo provengano da allevamenti sostenibili e biologici che prestano anche più attenzione al benessere degli animali, che va di pari passo con quello dell’ambiente. Possiamo chiedere consigli alle persone che conducono una dieta vegetariana o vegana, decidere di perseguire questo stile di vita non deve essere per forza una rinuncia ma potremmo invece cominciare a prenderla come uno stimolo per la nostra salute e per quella di ciò che ci circonda. Anche smettere di farci la guerra tra onnivori e vegetariani/vegani sarebbe  un enorme passo avanti; la questione dell’alimentazione è un argomento universale, dovremmo smetterla di  prenderla come una gara o come una sfida, ma condividere le problematiche e le informazioni e fare un lavoro di squadra per conservare al meglio la nostra terra. Essere vegani o vegetariani non è né un’ esagerazione né un obbligo, ma solo una scelta e un tentativo di rispettare l’ambiente proteggendo anche chi lo popola.

A cura di Marianna Dardi

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