L’odissea infinita del ddl Zan

  Questo articolo fa parte del numero 25 del MichePost, uscito in formato cartaceo l’8 maggio 2021


Il Ddl Zan, costituito da 10 articoli, contiene misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza  per motivi legati al sesso, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità, cioè per reati di omotransfobia, misoginia e abilismo. Possiamo finalmente dire che mercoledì 28 aprile 2021, dopo mesi di ritardi, polemiche e ostruzionismo, il disegno di legge si sblocca al Senato: la calendarizzazione è passata con 13 sì e 11 no. A chiedere l’avvio della discussione sono stati in particolare PD, M5S, LEU e Italia Viva, con il centrodestra (partiti come Lega e Forza Italia) contrario. Nella seduta pomeridiana del 27 aprile 2021 si è svolta la discussione riguardo l’ordine delle calendarizzazioni del mese seguente, continuata il giorno seguente: la data effettiva di trattazione è ancora da definire, ma sappiamo per certo che la discussione in Senato avverrà entro maggio 2021.

Alessandro Zan ha commentato negli ultimi giorni: “Trovo assurdo che una legge, che tutela i diritti umani delle persone e contrasta i crimini d’odio, sia osteggiata da una parte del Parlamento. In ogni caso è inaccettabile che il Parlamento non sia nelle condizioni di discutere e di votare perché la legge viene bloccata da un Presidente di Commissione”.

La proposta di legge, approvata in prima lettura alla Camera il 4 novembre 2020, è giunta con un’inaudita lentezza al Senato. La Commissione di Giustizia, infatti, ha deciso diverse volte per uno slittamento nella sua calendarizzazione. “Dal 7 gennaio 2021 in poi”, affermava Zan lo scorso autunno, “ogni data sarà buona per calendarizzare la legge in commissione di Giustizia e successivamente in aula del Senato”. Tuttavia la discussione in Senato è stata rimandata per settimane e settimane a causa del senatore Ostellari della Lega, il Presidente della Commissione di Giustizia in Senato, che ha preferito occuparsi di questioni più “urgenti”. “Voglio rivolgere un appello al Presidente Ostellari: sia super partes, non insabbi una norma che la maggioranza della sua Commissione vuole discutere”, dice Alessandro Zan, “come Presidente di un organismo parlamentare, per la carica che riveste, Ostellari dovrebbe acconsentire a incardinare la legge, piuttosto che assumere una posizione che gli chiede il partito, la Lega.”. Zan conclude: “Eviti una forzatura delle procedure democratiche, eviti di insabbiare un iter di una legge urgente e sentita, anche a fronte degli ultimi gravi fatti di cronaca che si sono registrati. Non si impedisca al Parlamento sovrano di esprimersi”.

Matteo Salvini, il segretario della Lega, ha rilasciato dichiarazioni disturbanti e chiaramente contrarie alla legge in questione. Alcuni esempi sono: “La violenza è già reato. No a legge che ostacoli la libertà di pensiero” oppure “Rifiuto la strumentalizzazione semplicistica in base alla quale chi sostiene la legge Zan è un evoluto progressista, mentre chi vi si oppone è un retrogrado medievale”, aggiungendo inoltre che esiste “il rischio che si arrivi a bollare come sbagliate per legge posizioni condivise da milioni di italiani e ciò è profondamente illegale”. 

Oltre ad una grande attenzione sociale sulla vicenda dimostrata da persone di tutte le età tramite manifestazioni e campagne sui social, moltissime personalità di spicco nel mondo della musica, dello spettacolo e della televisione si sono espresse con indignazione verso questo vergognoso ritardo e a sostegno della legge. Tra queste Elodie, Levante, Mahmood e Fedez, che in particolare è entrato in contrasto con il senatore leghista Pillon.

Quest’ultimo scontro mediatico è stato molto seguito sui social media. I fattori scatenanti sono state alcune scandalose dichiarazioni del leghista Pillon, tra cui ci terrei a evidenziare le seguenti: “Il giochetto di definire omofobo chi sia contro il Ddl Zan non funziona più. La verità è che si tratta di una ciofeca che mira a trasformare la percezione in sesso, il libero pensiero in discriminazione e l’indottrinamento in educazione” e ancora “La maggioranza silenziosa degli italiani non vuole questa legge, e noi la fermeremo. Il relatore sarà il senatore Ostellari. Abbiamo massima fiducia che saprà garantire tutti”. Da parte sua, Fedez, nel difendere la legge Zan, parla di suo figlio Leone di tre anni e del fatto che se “un giorno decidesse di mettersi gonna, smalto e rossetto”, per lui, come padre e come persona, non sarebbe affatto un problema, perché ritiene che abbia “diritto di esprimersi come meglio crede”. Fedez inoltre aggiunge: “è che mio figlio vive in uno Stato che non tutela il suo sacrosanto diritto di esprimersi in piena libertà, cercando di emarginare le dinamiche discriminatorie e violente che molto spesso si verificano in questo Paese” e la definisce una priorità. Il senatore Pillon, invece di rispondere direttamente a Fedez, schernisce la cantante Elodie su Twitter, scrivendo: “Cara Elodie, chiedere rispetto è giusto e secondo noi le leggi in vigore già lo garantiscono. Sarebbe anche utile dare il buon esempio. Dire che qualcuno è ‘indegno’ non è un complimento. Chi vuole rispetto offra rispetto. Parliamone. Quando e dove vuoi. Buona vita”.

La campagna Diamoci Una Mano, sostenuta da personaggi famosi, artisti e influencer, diffusissima nei social nelle ultime settimane, consiste nel mostrare una mano con su scritto “Ddl Zan” e l’hashtag #diamociunamano. Questo gesto ha avuto lo scopo far diventare virale la richiesta di accettazione della legge Ddl Zan, soprattutto dopo il recentissimo accaduto di Malika Chalhy, la ragazza cacciata da casa in quanto lesbica, la cui storia ha destato indignazione in tutto il Paese.

In conclusione, per citare le parole di Alessandro Zan, “la legge sarà tra le più moderne d’Europa”, sulla scia della legge Mancino del 1993, secondo cui la libera espressione non deve mai sconfinare nell’odio e nella violenza. L’approvazione di questa legge costituirebbe una pietra miliare nella turbolenta storia della comunità LGBTQ+ in Italia e un grande passo avanti a livello sociale per l’intera popolazione. È inaccettabile che una consistente parte dei cittadini, e persino dei parlamentari, nel 2021, a settant’anni dalla Dichiarazione dei Diritti Umani, si opponga ad una legge che non fa altro che punire la discriminazione nei confronti di altri esseri umani.

Esseri umani che non sono altro che loro concittadini, fratelli, sorelle, amici, conoscenti o sconosciuti, discriminati per loro mera esistenza. Questa legge rappresenta la luce in fondo a un tunnel buio e fin troppo pieno di ingiustizie, un inizio verso una società più coesa e meno discriminatoria, soprattutto considerando quanto il nostro Paese sia indietro rispetto alla Comunità europea. In Inghilterra il governo conservatore di David Cameron ha introdotto nel 2010 l’Equality Act, che prevede la tutela da vari tipi di discriminazioni, incluse quelle basate sull’orientamento sessuale, e nel 2014 è stato introdotto il matrimonio egualitario. Nel 2004, in Portogallo, il governo di centrosinistra di Jorge Sampaio ha inserito nella Costituzione portoghese il divieto di qualsiasi forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale, successivamente esteso al codice penale, includendo anche l’identità di genere. In Francia, esiste una legge contro l’omofobia dal 2004 che prevede come pena sanzioni pecuniarie fino alla reclusione.

Per ora possiamo soltanto dire che anche questo passo avanti è stato fatto e sperare che, conquista dopo conquista, la legge Zan sia approvata il prima possibile.

A cura di Francesca Mediati

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