Non lo ammetterete mai, ma io so che a tutti voi manca la DAD. Sì, sì, sì, vi manca eccome, si capisce dal vostro sguardo nostalgico di quando ve ne parlano. Nessuno lo saprà, tranquilli, sarà un nostro piccolo segreto. Però mi raccomando, continuate a recitare la parte di quelli che preferiscono la presenza, ne va della vostra incolumità.
È quel tipo di nostalgia. È diverso, per esempio, dalla mancanza di un amico lontano a cui vogliamo bene, e che quindi vogliamo rivedere: è più il triste ricordo di un’era troppo comoda ormai finita, della quale ci siamo quasi liberati. Tutti fatichiamo a ritornare alla normalità, perché è più faticosa. Senza dubbio per la nostra crescita sociale e scolastica è molto meglio andare a scuola in presenza: ci sono meno distrazioni, si imparano più cose, si incontrano persone, si toccano le persone, si ruba la merenda alle persone, ridiamo, piangiamo, e siamo tutti più vicini, sebbene a un metro di distanza. Ma ricordate quanto era comodo svegliarsi cinque minuti prima della lezione, forse togliersi il pigiama, accendere il computer, e entrare nella stanza virtuale di Google Meet? Certo, certo, il gioco non vale la candela: una vita intera in Dad non la farei… però ecco, un po’ mi manca. E vi rivelo un segreto: anche ai professori manca, ma non dite loro che lo abbiamo scoperto. Sono molto bravi a farci credere che non sia così con i loro discorsi sull’importanza della scuola in presenza e le altre cose da professori. Guardate che anche loro avevano una bella copertina per riscaldarsi le gambe in inverno. Il problema è che a loro manca anche torturarci per bene con interrogazioni e verifiche e per questo ci vogliono convincere che andare a scuola sia meglio.
Posso dirvelo? Questa mancanza non è solo dovuta alla fatica di svegliarsi presto e altre cose che conseguono dall’andare a scuola, è anche una questione di ansia. Dico solo una parola per rendere l’idea: i n t e r r o g a z i o n i. Penso non ci sia molto da aggiungere. Anche in Dad avevamo l’ansia, però almeno eravamo protetti da uno schermo. Quanto era comoda un’interrogazione in Dad… che poi non è vero che non si studiava, perché quest’anno i professori erano diventati dei veri esperti su tutte le piattaforme, e, oltre ad aver scoperto tutti i possibili trucchi che nel 2020 avevamo progettato, ci costringevano a fare tutti i compiti sempre, con quelle maledette scadenze, per le quali anche solo un minuto di ritardo nella consegna poteva costare la vita. In breve o studiavi o eri morto. Seppur stressante, tutto questo è centoquattro volte meglio di un’interrogazione in presenza.
Mi mancano i famosi quindici minuti di pausa, che a volte erano quindici secondi, le ore asincrone, mi manca non capire matematica, e anche i rimproveri alla classe per accendere le videocamere. Ecco, ora glielo possiamo dire ai professori: non volevamo fare un torto a nessuno togliendo le videocamere, né tantomeno barare o farci i cavoli nostri, è perché noi ci sentiamo brutti, e vedere il nostro quadratino ogni mattina e realizzare quanto siamo ancora più brutti era proprio distruttivo. A volte, quindi, spegnevamo le telecamere, e se lo faceva uno per solidarietà lo faceva tutta la classe.
Sapete qual è la verità in tutto ciò? Ci hanno viziati, o meglio, ci siamo viziati. In questi due anni, oltre ad aver dimenticato cosa sia un banco, abbiamo preso abitudini troppo comode, e ora fatichiamo ad abbandonarle. Scommetto anche che le teorie complottiste dei no vax siano basate sulla Dad: tutti i genitori sono in apprensione per la salute mentale dei figli, quindi non li vogliono mandare a scuola.
Credo, tuttavia, che nessuno di noi, nemmeno per tutta la comodità del mondo, rivivrebbe questi due anni. Quindi sì, mi manca la Dad, ma non la rifarei.
Un anno fa ho iniziato le superiori in un periodo in cui non era dato sapere se il giorno seguente saremmo stati in presenza o a casa, addirittura non avevamo la certezza che avremmo conosciuto i nostri compagni dal vivo. È stato un anno molto particolare: tutto sommato siamo riusciti tutti a fare molte cose, ma non sarebbe stato lo stesso in una situazione diversa, in una situazione normale. Sicuramente non mancheranno occasioni per recuperare questi mesi, ma non auguro ai futuri primini di vivere un anno così.
La Dad ci ha fatto perdere molto tempo: a chi gli ultimi anni di superiori, a chi i primi due, a chi gli ultimi anni delle medie. In alcuni casi ha motivato gli studenti a studiare, in altri ha fatto l’opposto: qualcuno si è sentito vuoto, qualcuno pieno, qualcuno depresso, qualcuno felice, qualcuno ne avrà tratto vantaggi, qualcuno svantaggi; ma tu, la rifaresti?
Se poi, nonostante tutti gli sforzi per arginare la pandemia, ritornassimo di nuovo in Dad, sarebbe indubbiamente faticoso riabituarci alla clausura, e ci renderemmo conto di quanto buona parte delle cose che ho detto in questo articolo siano menzogne: è facile ironizzare su un brutto periodo quasi finito, con occhi e mani che sono stati ore e ore ogni giorno davanti a un computer, che lì per lì non erano affatto contenti e che avrebbero preferito essere poggiati su un banco e guardare un insegnante che spiega.
Noi sentiamo la mancanza di quella situazione per il semplice motivo che sappiamo di essere sulla buona strada per far sì che non si ripeta: i vaccini ci stanno dando la speranza che la Dad presto sarà solo un bel ricordo lungi da noi e dal riproporsi. Dobbiamo, dunque, sfruttare tutti i mezzi possibili tornare al più presto alla normalità, riprendendo così a vivere e imparare, anche a meno di un metro di distanza.
A cura di Violante Baiocchi