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Eutanasia legale: una lotta giusta

Lo scorso 30 giugno, in moltissime città italiane (qui la mappa), è iniziata una raccolta firme per indire un referendum sull’eutanasia legale. I promotori dell’iniziativa hanno superato ieri il traguardo delle 500.000 firme, anche grazie all’attivazione della firma online. L’obiettivo degli organizzatori, tuttavia, è raggiungere quota 750.000, per blindare il risultato e metterlo in sicurezza «da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della Pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli». Nel caso in cui la raccolta firme si concludesse con successo, e la Corte Costituzionale ritenesse legittimo il quesito referendario, il referendum si terrebbe nel 2022.

C’è una premessa che, per quanto scontata, è doveroso fare: se tu, cittadino maggiorenne, firmi perché vuoi un referendum sull’eutanasia legale, non hai scelto di volerla per te. Se firmi, hai scelto di avere scelta, di essere libero di decidere. E hai scelto di concedere agli altri la stessa libertà, soprattutto.

Se l’eutanasia fosse legale, infatti, nessuno sarebbe obbligato a ricorrervi: ma chi ne avesse desiderio (e motivo) potrebbe morire dignitosamente, nella legalità. Ad oggi, in Italia, chi soffre dolori insopportabili a causa di patologie irreversibili spesso non può chiedere aiuto a nessuno, anche se è terribilmente stanco della propria condizione. E’ così che molti malati finiscono per suicidarsi in condizioni orribili, quando non hanno le possibilità economiche per intraprendere sfiancanti viaggi all’estero.

Il quesito referendario scritto dai promotori della raccolta firme ⎻ l’Associazione Luca Coscioni in primis ⎻ prevede l’eliminazione parziale della norma 579 del codice penale, che contempla fino a quindici anni di carcere per chi assiste una persona che, consapevolmente, decide di porre fine alla propria vita. L’obiettivo del referendum è quindi la realizzazione della cosiddetta “eutanasia attiva”, sul modello di Spagna e Paesi Bassi, per rendere possibile una morte dignitosa a persone affette da gravi patologie irreversibili ma che non dipendono da trattamenti sanitari vitali.

Ecco, se credi che queste persone abbiano il diritto di morire prima che il dolore le schiacci poco a poco, firma. Se pensi che una morte tranquilla sia meglio di una morte violenta, firma. Se ritieni che sia giusto che ognuno possa scegliere per sé, firma.

Sì, anche se è stato superato il traguardo delle 500mila firme necessario a indire il referendum, è fondamentale continuare a firmare, perché c’è il rischio che migliaia di firme vengano invalidate per errori di trascrizione o per problemi burocratici. E soprattutto per mostrare alle istituzioni e alla politica incapace di muovere un dito che la lotta per l’Eutanasia, condivisa da una porzione sempre più consistente di cittadini, è una lotta giusta, per essere «liberi fino alla fine».

di Tommaso Becchi e Luca Parisi

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