L’editoriale | La coscienza di gennaio

 Questo articolo fa parte del numero 24 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 19 febbraio 2021


Dopo un Capodanno triste e atipico, tutti si aspettavano un inizio di 2021 tranquillo. E se non proprio tranquillo, visto l’incessante proliferare del virus, quantomeno privo di eccessive turbolenze. Ebbene, così non è stato. Abbiamo assistito a una tensione alla distruttività degna di uno Zeno Cosini: piazzare una bomba al centro della Terra apparirebbe, ad oggi, un gesto surreale ed estremo, ma comunque coerente. Ridimensionando il tutto, c’è chi si accontenterebbe anche delle idiosincrasie di Luciano Bianciardi nei confronti dei grattacieli. L’obiettivo? La Trump Tower. Forse. Del resto il tycoon si è reso protagonista di uno spettacolo che, se non fosse drammatico, costituirebbe senza alcun dubbio dell’ottimo materiale per un manuale di barzellette. Non solo repubblicani infervorati, ma anche vichinghi – e, si è creduto per un po’, persino Batman – hanno assaltato il Campidoglio, lo scorso 6 gennaio. E, come se non fosse bastato il ban da parte di tutti i maggiori social network, Trump ha deciso di non presentarsi alla cerimonia di insediamento di Biden. “Torneremo”, ha dichiarato Donald prima di sparire nell’elicottero. Una promessa, o una minaccia?

Chi invece è tornato, sicuramente, è Matteo Renzi, dall’altra parte dell’Oceano. Dopo essersi preso la scena di internet a suon di shock, l’ex premier ha deciso di far cadere il governo, proprio come aveva fatto un suo omonimo, un po’ di tempo prima, col mojito in mano.

Sembrano lontani i tempi dell’#enricostaisereno, dello shish, delle famiglie divise al pranzo domenicale tra chi vota sì e chi vota no al referendum. Tutto materiale sepolcrale, da cui Renzi è risorto come un Farinata qualunque, fiero e beffardo tra le fiamme dei media e dei meme che già imperversano per la rete. Che le sorti di questo governo fossero in mano a Italia Viva, vero ago della bilancia dell’esecutivo giallo-rosso, lo sapevamo tutti. Che si decidesse, però, di innescare una crisi proprio in questo periodo critico, questo risulta incomprensibile. Come fu a suo tempo il capriccio del Papeete. Di Matteo in Matteo, ecco la propensione a disfare la matassa. Certo, in entrambi i casi la caduta del governo viene considerata una manna dal cielo: cacciare Salvini, prima, e accogliere Mario Draghi, poi. Ma il canovaccio è totalmente diverso. La situazione in cui ci troviamo adesso è preoccupante, e l’appello di Mattarella è stato chiaro. È necessario confidare in Mario Draghi.

L’obiettivo del 2021 rimane quello di sventare il presagio di Italo Svevo, ché il nucleo del nostro pianeta non venga trasformato in una bomba atomica.

A cura di Federico Spagna

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