La destra italiana che strizza l’occhio a Trump

 Questo articolo fa parte del numero 24 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 19 febbraio 2021


In questa situazione politica di incertezza sia nel nostro Paese, sia nei nostri alleati d’oltreoceano, occorre fare il punto della situazione su chi, in Italia, abbia sempre sostenuto l’ex Presidente americano Donald Trump.

In primis Matteo Salvini: il leader del Carroccio, infatti, ha sempre fatto propaganda pro-Trump per la durata di tutta la campagna elettorale americana, ma recentemente ha voluto distanziarsi dall’attacco al Campidoglio (nonostante che il segretario leghista non abbia accennato alla complicità dell’ex presidente in questa faccenda).

Anche Giorgia Meloni ha avuto la stessa reazione all’irruzione nella Casa Bianca, scrivendo infatti in un tweet: “[…] mi auguro che le violenze cessino subito come chiesto dal presidente Trump”. La leader di Fratelli d’Italia, come il suo alleato di coalizione, ha appunto negato l’evidente e innegabile sostegno che Trump ha dato ai “manifestanti” (parola che metto tra virgolette poiché reputo molto importante ed elegante, legata al diritto di opporsi e di esprimere il proprio dissenso, quindi poco adatta a persone che come quelle che hanno messo in atto il golpe, hanno attentato alla democrazia).

Silvio Berlusconi ha invece attaccato Trump. Infatti, a differenza degli altri esponenti del centrodestra liberale italiano, non lo ha mai amato troppo, guardandolo sempre con sguardo dubbioso. Fin dalla discesa in campo di Trump Berlusconi, in diverse interviste e in pubbliche dichiarazioni, ha ammesso, per l’appunto, di non essere in sintonia con la sua politica.

Dall’estrema destra, Simone di Stefano, leader di Casapound, tempo fa ha mostrato grande apprezzamento verso l’ex Presidente americano. In un’intervista lo ha infatti elogiato come “un uomo che, con il consenso del popolo, vince le elezioni e realizza ciò che ha promesso”, dichiarazioni non del tutto vere.

Da centrosinistra sono arrivate numerose critiche: dal Segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, che ha commentato dicendo “ecco dove porta l’estremismo” o anche dal segretario di Italia Viva Matteo Renzi, che ha definito l’attacco al Congresso “una traccia devastante del populismo”.

Giuseppe Conte in un tweet ha affermato che “la violenza è incompatibile con l’esercizio delle libertà democratiche”, mentre, dal Movimento Cinque Stelle, per il Ministro degli Esteri Luigi di Maio l’irruzione è “un vero e proprio sfregio alla democrazia, un attacco alla libertà del popolo statunitense”. Anche il leader del Movimento Vito Crimi ha annunciato “sgomento e preoccupazione per ciò che sta accadendo a Washington. […] La democrazia si fonda sulla condivisione delle regole comuni e sulla forza pacifica delle idee”.

Le elezioni d’oltreoceano hanno significato e significheranno sempre molto per l’Italia e per tutta l’Europa, e le consultazioni del 2020 ancora di più, poiché avvenute durante un momento storico che sarà ricordato per molto tempo. Non possiamo quindi dimenticarci che molti politici dello scenario nostrano hanno sempre sostenuto, anche fino a poco tempo addietro, un politico che ha attentato alla libertà del proprio Paese e questo, in una democrazia, è inaccettabile.

A cura di Niccolò Generoso

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