MicheLiber | Acciaio, di Silvia Avallone

“Cosa significa crescere in un complesso di quattro casermoni, da cui piovono pezzi di balcone e di amianto, in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano? Che genere di visione del mondo ti fai, in un posto dove è normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sapere niente del mondo, non sfogliare il giornale, non leggere i libri, e va bene così?” (cit. pag. 34)

Anna e Francesca in quei casermoni si sono trovate e scelte.

Anna vive col fratello Alessio, un giovane operaio, e con Sandra, madre attenta e operaia politicamente impegnata, che oscilla continuamente tra l’odio che prova verso il marito delinquente e megalomane e un esasperante senso di pietà nei suoi confronti che la porta ripetutamente ad accantonare l’idea del divorzio.

Francesca subisce ogni giorno, davanti agli occhi impotenti della madre Rosa, le violenze fisiche e psicologiche perpetratele da Enrico, “l’unico uomo al mondo che non ha un uomo dentro”, padre-padrone geloso e ossessionato dalla figlia. Abitano in uno dei casermoni di via Stalingrado, all’ombra dell’immensa e minacciosa acciaieria Lucchini, dove a dominare sono solo due colori, il grigio del cemento e dell’amianto e il rosso della ruggine delle panchine abbandonate su ciò che resta dei vecchi marciapiedi.

Anna e Francesca sono inseparabili, l’una è il porto sicuro dell’altra, si sentono felici solo quando sono insieme, quando si tengono mano nella mano e pensano che non si potrebbero sentire più al sicuro di così in nessun altro posto. Eppure, quel legame che sembrava tanto indissolubile, all’improvviso si spezza. 

Silvia Avallone, narrando le vicende dei diversi personaggi intrecciandole le une alle altre, ci apre gli occhi su una realtà molto più vicina a noi di quanto possiamo immaginare. Con una sensibilità spoglia di ogni retorica, l’autrice dà voce a tutte le ragazze come Anna e Francesca, costrette a rinunciare ai propri sogni non avendo i mezzi per realizzarli, a tutti i ragazzi come Alessio, che lavorano ogni giorno in condizioni disumane per aiutare economicamente la propria famiglia, a tutte le donne come Sandra e Rosa, che devono sopportare in silenzio le angherie dei mariti violenti e disgustosamente sessisti.

A cura di Mariagledis Kohilamulla

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