Come reagiremmo se di punto in bianco tutto andasse per il verso giusto? E se ci capitasse anche un numero spudoratamente alto di colpi di fortuna?
È quello che si domanda Kurt O’Reilly, trentenne residente a Londra: in quanto statistico, di primo acchito ha cercato di inserire gli eventi fortunosi nel quadro delle probabilità; si è reso subito conto, però, che le cifre non riuscivano a risolvere il grattacapo.
Come spiegare, allora, la promozione sul lavoro, le corse offerte dai tassisti, i soldi investiti in fondi pericolosi che si moltiplicano, gli improvvisi ammiccamenti da parte di donne bellissime?
Bacà, nel romanzo d’esordio, tratteggia un personaggio che si potrebbe facilmente incontrare nella City: ha una carriera avviata, una moglie, è di bell’aspetto e proviene da una famiglia mediamente agiata. Il destino gli ha assegnato la comune parabola costituita da eventi positivi e negativi, la quale ha subito uno sbilanciamento significativo solo in seguito alla morte -statisticamente improbabile- del fratello.
Dunque quando Kurt riflette sulla singolarità del periodo che sta attraversando, scartata la precisione della matematica, prende in considerazione due strade interpretative: magia (gli accenni all’occulto sono ricorrenti) e filosofie orientali. Paradossale per un uomo così lucido e distaccato da ciò che riguarda il divino; d’altra parte egli non subisce una vera e propria evoluzione, sembra piuttosto che aggiunga un tassello di maturità a una costruzione già iniziata.
Per tutto il romanzo corre una vena fortemente ironica, che riesce a ben bilanciare la scrittura ampollosa. Inoltre sono disseminati riferimenti all’attualità talvolta calzanti, ad esempio: “[…] un paese [la Russia] che nel mio immaginario serbava l’aura un po’ anacronistica di esportatore di ideali totalitari, nuvole radioattive e generiche critiche alla depravazione occidentale” (Adelphi, Milano, 2021, pp. 127-128).
L’impianto narrativo è prevedibile ma discretamente avvincente: il protagonista, durante la ricerca spasmodica della soluzione, si rivolge a un personaggio il quale lo indirizza ad un altro che lo conduce a un altro ancora e via dicendo; a spezzare la banalità di questa struttura provvede l’identità di chi dovrebbe rompere la maledizione della fortuna sfacciata.
Qui gli “umani dalle pretese irreali” che credono che “una statistica favorevole sia l’incantesimo che li affrancherà da angosce metafisiche di vario tipo” (p. 58) rimarranno delusi: è evidente che la realtà sfugge ai numeri, e che l’unico elemento che possiamo manipolare è la nostra disposizione verso ciò che succede; sperando, magari, che si presenti anche a noi l’inattesa tenerezza che ha travolto Kurt O’Reilly.
A cura di Elisa Tonti