Come un pesce fuor d’acqua

Perché era uscita? Con quale coraggio si era presa la briga di dover andare incontro a una simile ansia? Elena non ne aveva la più pallida idea, eppure si trovava lì, in mezzo a un gruppo di sedicenni pressoché sconosciuti.

Nonostante si fosse trovata spesso in situazioni simili, ogni volta era come se fosse la prima: gli ingranaggi del cervello, che nel suo caso erano quasi sempre rapidissimi, erano improvvisamente rallentati lasciandola a bocca asciutta e senza niente da poter dire. Piano piano i suoi occhi cominciavano a ruotare fino a fissare per terra. Sentiva un forte calore giungere dalla schiena fino alle mani che, in poco tempo, avevano cominciato a grondare di sudore. Il suo cervello scavava nei meandri nascosti dei suoi ricordi pur di poter dire qualcosa di interessante o perlomeno considerato ‘normale’ dagli altri. Sfuggire al giudizio altrui è inevitabile, Elena lo sapeva bene.

Quella sensazione di alienazione e insicurezza la rendeva fragile, quel tipo di disagio era difficile da nascondere e soprattutto da controllare. Specifichiamo che Elena non era timida come tutti credevano. Anzi, possedeva un’estrosità talvolta incontenibile che spesso però veniva turbata, frenata dal timore di non essere abbastanza, di avere tutti gli occhi puntati contro, perfetti, pronti a buttarla giù.

Questo scoglio non l’aveva mai superato e ormai neanche ci teneva a farlo, era abitudine e sebbene in principio la radice di tali preoccupazioni provenisse da agenti esterni, adesso era diventato un vero e proprio problema interiore.

Elena era insicura di se stessa.

Nel frattempo, quei ragazzini seduti sulle gradinate in Santissima chiacchieravano e la guardavano, curiosi di conoscerla. Ognuno di loro, malgrado sembrassero tutti così convinti e spiritosi, in realtà era come la nostra Elena: stessi complessi, stessi dubbi, stesse esitazioni. Questi utilizzavano il sorriso come strumento di autodifesa, lo sfoggiavano e per un po’ avevano la percezione di allontanarsi da quel loro piccolo disagio, forse così si sentivano anche meglio.

Firenze quel giorno era cupa, tirava vento. Seduta sulle scalinate degli Innocenti Elena ormai conviveva con la sensazione di essere come un pesce fuor d’acqua.

A cura di Giulia Pezzella

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