Trasmettiamo in seguito il testo, già consultabile sulla bacheca di Argo, del comunicato di fine occupazione redatto dagli studenti occupanti e consegnato alla Ds alla fine della settimana di protesta.
L’occupazione del Liceo Classico Michelangiolo di Firenze, iniziata il 5 dicembre 2022,
termina oggi, 10 dicembre 2022. Gli studenti e le studentesse del liceo lasciano in completa
autonomia l’istituto, ma il percorso di riflessione e di dibattito sui temi affrontati in questi
giorni è appena iniziato. Le nostre azioni non sono la conclusione di un susseguirsi di
proteste, bensì un atto politico, che si impone come punto di partenza per le nostre
rivendicazioni e lotte.
Dal momento che più volte in questi giorni è stata sottolineata l’illegalità del nostro gesto,
crediamo sia necessario distinguere il concetto di legalità da quello di giustizia. Quando il
sistema sostenuto dalla legge è ingiusto, non è forse legittimo opporvisi con tutti i mezzi
pacifici necessari, anche quelli illegali? L’occupazione, infatti, è il mezzo più vicino agli
studenti e alle studentesse, nonché il più efficace per far sì che la nostra voce giunga al di là
delle mura scolastiche. Riteniamo sia fondamentale sfruttare la visibilità del nostro Liceo per
amplificare un messaggio comune a molte altre scuole.
Le ragioni che ci hanno spinto a compiere un gesto di tale portata sono principalmente di
carattere politico. Ci opponiamo totalmente all’attuale governo e alla gestione dell’istruzione,
basata sull’ingannevole retorica del merito, cifra delle amministrazioni degli ultimi anni, a
partire, soprattutto, dalla riforma Berlinguer. Inoltre, siamo convinti che i fondi scolastici,
sempre più esigui con il susseguirsi delle leggi di bilancio, non siano utilizzati in conformità al
principio di “Scuola aperta a tutti”, sancito dall’articolo 34 della Costituzione Italiana, a causa
di una politica dettata dalle logiche di mercato, che punta all’aziendalizzazione e
privatizzazione della scuola. Proprio per questo, chiediamo la totale abolizione dei PCTO,
che mirano puramente a un inserimento passivo degli studenti e delle studentesse nel
mondo del lavoro, senza retribuzione e tutela adeguata.
In questa settimana, abbiamo negato il diritto all’istruzione agli studenti e alle studentesse
solo se istruzione significa sterile nozionismo; se invece essa punta all’acquisizione di
consapevolezza civica e di mezzi per comprendere e saper criticare la realtà in cui viviamo,
allora tale diritto non solo è stato garantito, ma implementato. Inoltre, abbiamo consentito
l’accesso all’interno di una zona della scuola separata dagli studenti a professori, personale
ATA, Dirigente e operai, senza impedire a nessuno di svolgere il proprio orario di servizio.
Abbiamo cercato fin da subito dialogo costante con docenti, forze dell’ordine e Dirigente, la
quale, tuttavia, è stata l’unica a non rispettare gli accordi presi e a interrompere la
comunicazione con studenti e professori. Nonostante con la circolare n.66 del 06/12/2022,
pubblicata a termine della contrattazione con una delegazione di studenti, fosse stato
stabilito lo stato di occupazione della scuola fino al giorno 10/12/2022, la Dirigente ha
sollecitato ripetutamente gli studenti e le studentesse ad abbandonare il plesso scolastico,
ventilando l’ipotesi di sgombero forzato, in caso di permanenza. Nel frattempo, ha
miseramente provato a fomentare il conflitto tra docenti e studenti, mentre, invece, le due
parti hanno continuato a dialogare e a restare in contatto durante tutta la settimana, tanto da
concordare e realizzare un’assemblea aperta agli studenti e alle studentesse e al corpo
docente, durante la quale si è discusso pacificamente dello stato dei fatti. Al termine di
questa assemblea, è giunta la notizia che la Dirigente, nonostante non fosse obbligata dal
proprio ruolo istituzionale, aveva sporto denuncia contro ignoti, nella quale compaiono, però,
i nomi di alcuni studenti delegati alla comunicazione. La situazione, dopo momenti di grande
tensione, si è risolta in uno stato di calma apparente, con la prosecuzione dell’occupazione.
Durante la settimana, circa 600 studenti hanno preso parte alle attività organizzate nella
scuola occupata, attività condotte all’insegna del dialogo, della coscienza civile e della
cittadinanza attiva. Hanno avuto luogo assemblee, dibattiti, interventi di importanti relatori
quali, tra gli altri, Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena ed
Elisabetta Piccolotti, deputata della Repubblica Italiana. Abbiamo affrontato vari temi, su tutti
quelli che ci hanno spinto da principio a occupare la scuola, ma anche argomenti spinosi
della nostra contemporaneità, riguardanti geopolitica, storia e questioni sociali.
Il concetto di merito, ampiamente discusso, è intrinsecamente fallace se applicato al sistema
scolastico; può un sistema basato sulle disuguaglianze socio-economiche adottare gli stessi
criteri di valutazione per ogni individuo? Per poter discutere di merito è anzitutto necessario
garantire a tutti una formazione e una condizione di partenza paritaria. Un sistema scolastico
che fomenta la competizione tra studenti e studentesse, nel segno della ricerca perpetua
dell’eccellenza, instaura un clima teso e dinamiche ostili nei confronti gli uni degli altri.
All’interno della collettività scolastica è necessaria cooperazione e collaborazione, non lotta
tra individui, al fine di portare tutti e tutte allo stesso livello di istruzione, formazione e
consapevolezza civica. L’attuale definizione e applicazione del merito si lega inevitabilmente
al concetto di fallimento: in una società in cui sempre più viene richiesto di raggiungere
obiettivi, il mancato conseguimento di essi viene percepito dall’individuo come una fine oltre
la quale non si riesce a vedere. Quando invece si entra in un’ottica di ideali, i quali sono per
definizione irraggiungibili, il fallimento diventa dunque un’opportunità di crescita e di
miglioramento. Serve un cambio di prospettiva anche da parte delle singole persone, dal
momento che, senza un cambiamento dal basso, non vi potranno essere stravolgimenti
dall’alto.
Una tale gestione del sistema scolastico esclude completamente da esso la politica,
diventata ormai argomento tabù; le conseguenze di ciò sono evidenti nel diffuso disinteresse
da parte della popolazione italiana verso la vita pubblica del Paese e nell’altissima
percentuale di astensionismo registrata negli ultimi anni. Un mezzo per rivitalizzare la
coscienza civica collettiva a scuola, in realtà, esiste; si tratta delle ore di educazione civica,
spesso però trascurate o non svolte con la serietà necessaria.
In questi giorni, le istituzioni extrascolastiche e i docenti si sono mostrati disponibili ad
ascoltare le richieste degli studenti; allora, perché non aprire agli studenti le scuole e le
biblioteche scolastiche per creare spazi di dibattito e di dialogo non solo tra loro, ma che
coinvolgano anche i professori? La consapevolezza civica non si crea nascondendo la
cultura ed evitando la comunicazione, bensì attraverso il confronto. Fondamentale, inoltre, è
creare una fitta rete di gemellaggi, accordi e contatti tra le varie scuole, a livello cittadino,
italiano ed europeo, per far conoscere altre situazioni e altri sistemi, incrementando
ulteriormente la vicinanza e la collaborazione.
La nostra protesta non si interrompe con la fine dell’occupazione, ma l’occupazione stessa
ne è il principio. Noi siamo qui grazie a quella parte della Scuola che resiste e che ancora
tiene a istruirci; è nostro intento e dovere difenderla agitandoci e organizzandoci con tutti i
mezzi a nostra disposizione.