“Un punto bianco nel cuore di ogni uomo”

“Capita di sentire una voce fuori dal coro che getta una parola nuova su ciò che accade”, con queste parole la professoressa Staderini presenta l’ex mujaheddin Farhad Bitani, autore del libro “L’ultimo lenzuolo bianco” in cui è narrata la sua storia. Nato in Afghanistan da una famiglia di mujaheddin, Farhad racconta di non aver mai visto la pace da bambino e di non riuscire ad immaginare un mondo senza violenza affermando: “Di quando avevo 6 anni ricordo solo vittime e rumore di carrarmati, a 7 anni sapevo già montare e smontare un kalashnikov”. Farhad è infatti costretto a trascorrere gli anni più spensierati della vita immerso nell’orrore e nell’odio che si diffondono con l’arrivo dei mujaheddin in Afghanistan. Questi riescono a prendere il potere e, dopo essersi divisi in 24 gruppi, scatenano guerra gli uni verso gli altri. È così che nasce il fondamentalismo che agisce per ottenere soldi diffondendo terrore.

“Dovevo rimanere chiuso in casa con i miei fratelli per settimane e, una delle poche volte nelle quali sono potuto uscire, mentre giocavo coi miei amici, ho visto delle persone armate violentare una ragazzina in un angolo. Mi sono avvicinato e loro mi hanno dato un proiettile per farmi allontanare: per me contava più un proiettile di una vita umana” è così che Farhad, commosso,  ci introduce agli anni della sua adolescenza, in cui racconta di avere come desiderio più grande quello di diventare un guerriero. Nel 1996 i Talebani prendono potere in Afghanistan e il padre di Farhad (uno dei capi dei mujaheddin) viene arrestato, i suoi fratelli scappano e lui, ancora giovane, rimane con sua madre e le sue sorelle, costrette ad indossare il burka. I Talebani chiudono le scuole, e obbligano Farhad (come tutti gli altri giovani) a memorizzare il corano in arabo: lingua a loro sconosciuta. “<<Se uccidi un infedele, vai in paradiso>> , mi dicevano, e io imparavo queste cose, tanto che andavo allo stadio alle esecuzioni pubbliche per diminuire il mio peccato. La terza volta che mi sono recato presso quel ‘luogo di orrore’ ho visto dei figli piangere disperati vedendo la madre lapidata di fronte ai loro occhi”. Il primo pensiero va a sua madre e subito divampa in lui la domanda di quale sia il motivo di tanta violenza. Farhad definisce questo desiderio di risposte il “punto bianco nel cuore di ogni uomo” che ha solo bisogno di essere risvegliato e spiega che nella sua vita è stata sua madre ad avere questo ruolo. È gia ben evidente che sta cambiando il cuore di un giovane nato nell’odio, anche se il punto decisivo che dà una svolta alla vita di Farhad avviene quando è costretto a trasferirsi in Italia, il paese che lui definisce “di infedeli”. Qui una serie di circostanze lo portano a fare ciò che mai si sarebbe aspettato e augurato: andare a casa di un “infedele cristiano” . “Per la prima volta ho condiviso la mia vita con il diverso” racconta Farhad, e prosegue: “mi avevano sempre insegnato che il diverso è un male. Io non volevo diventare cristiano ma questa famiglia, al contrario delle mie aspettative, rispettava la mia religione: in tavola non c’erano nè vino nè maiale. Durante la notte, mi sono sentito male, la madre del mio amico mi ha toccato la fronte per misurarmi la temperatura: era lo stesso gesto che faceva mia madre quando ero piccolo.” Ed è proprio con questo piccolo gesto che si risveglia in Farhad quel punto bianco insito nel cuore di ogni uomo che suscita nuovamente in lui la necessità di trovare una spiegazione al tanto odio che aveva visto e che fino a poco prima aveva provato inspiegabilmente verso persone che neanche conosceva. Farhad ha potuto conoscere realmente l’Islam attraverso il Cristianesimo: è stata infatti proprio una famiglia cristiana a far crollare gli ideali in cui sempre aveva creduto e a ridestare in lui il desiderio di andare a fondo nello scoprire la sua religione, che riesce a conoscere nella sua essenza solo leggendo per la prima volta senza nessuna intermediazione il Corano.
Adesso Farhad va in giro per il mondo parlando  della sua esperienza e del suo radicale cambiamento con due scopi: far in modo che
nessuno cresca nel suo stesso modo e dimostrare che sono i piccoli gesti a cambiare il cuore di un uomo. A testimonianza di ciò conclude, rivolgendosi ai presenti: “prima del 2008 vi avrei ucciso ma ora sono qui a parlare di fronte a voi”.
Ci è sembrato bello condividere con voi quest’impressionante storia, poiché pensiamo che possa aiutare ognuno di noi a guardare la realtà nella vita quotidiana con una nuova prospettiva.
Maddalena Biliotti e Chiara Salucci

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