I bambini nonostante non siano le principali vittime del Covid-19, sono tra i primi a subire il peso delle restrizioni.
Le molte quarantene, mascherine e le varie regole hanno provocato uno scombussolamento delle abitudini. Ciò porta un senso di paura e di vuoto, soprattutto quando i genitori non riescono più a mostrarsi coscienti di quello che sta accadendo. I più piccoli invece stanno crescendo pensando che questa sia la “normalità”.
Nonostante nell’ultimo periodo abbiano continuato regolarmente ad andare a scuola, non possiamo dire che gli alunni delle elementari stiano facendo un percorso scolastico pari alle altre generazioni: i loro contatti con i coetanei sono limitati, devono portare le mascherine e devono stare continuamente attenti alla loro igiene, nella vita quotidiana non possono incontrare i loro nonni frequentemente o organizzare feste di compleanno, si sono ritrovati chiusi in casa diventando schiavi di tv, telefono e tablet: non un’immagine ideale per l’infanzia.
Così sorge una grande domanda ai genitori e agli educatori: “Come cresceranno le nuove generazioni?”. Ovviamente non possiamo avere una risposta certa: più che dai giovani stessi, dipenderà un po’ da tutti i cittadini, a cui è costantemente chiesto il rispetto delle norme, per la loro salute ma principalmente per quella degli altri.
Attualmente rischiamo di andare incontro ad una povertà educativa. Il primo lockdown ha stravolto fortemente l’educazione delle scuole primarie, infatti per loro è stata dura organizzare un sistema di videolezioni, dato che è costantemente richiesta la supervisione dei genitori. Fortunatamente negli ultimi mesi i più giovani hanno continuato ad andare a scuola, ma ora con il rischio di una nuova quarantena saranno costretti di nuovo ad apprendere nozioni tramite un computer.
Per molti genitori la parte più complicata è dover spiegare cosa sta accadendo senza mostrare il loro stesso timore: i bambini infatti sono sereni quando sanno che i loro genitori hanno la situazione sotto controllo; diversi studi dimostrano che il migliore approccio che si possa avere è creare un ambiente ottimistico ma senza cercare di nascondere la realtà degli eventi.
In un clima di instabilità è probabile che si sentano spaventati e confusi:
un’indagine effettuata in Cina ha dimostrato che su 1800 studenti (bambini e adolescenti) dal 19 al 22% hanno riportato uno stato di ansia e depressione.
Al momento la serenità dei giovani è tanto fragile quanto incerta, è affidata alle famiglie e non sappiamo come il tutto si evolverà.
A cura di Margherita Fiani