“Furore” di Steinbeck: il grido dei migranti di ieri, oggi e domani

“Furore” è un libro scritto da John Steinbeck, che si svolge durante la “Grande Depressione Americana” , periodo storico che ha segnato una pagina nera nella storia americana moderna. “Furore” è un libro di denuncia e rappresenta pienamente la situazione del popolo americano durante la terribile crisi che lo stravolse. Steinbeck descrive con incredibile perfezione la vita quotidiana delle persone, delle famiglie contadine che avendo perso la terra intrapresero una lunga migrazione verso i paesi dell’ovest, descrivendo quanto fosse lungo e pericoloso il viaggio, fatto su veicoli di precaria sicurezza, come fosse facile ammalarsi e morire di stenti. Ed alla fine l’autore racconta come le persone e le famiglie arrivate nei paesi dell’ovest non trovassero altro che discriminazione e spesso e ben volentieri neppure il lavoro che tanto cercavano. Il romanzo racconta l’odissea della famiglia Joad, famiglia di mezzadri dell’ Oklahoma, che avendo perso la terra si mette in viaggio sulla Route 66 per raggiungere la California, sperando di rifarsi una vita. Arrivati in California, la famiglia Joad capisce di essersi sbagliata. Infatti al richiamo di lavoro da parte dei grandi proprietari terrieri avevano risposto migliaia e migliaia di contadini che avevano perso le proprie terre, rendendo quindi quasi impossibile riuscire a trovare lavoro anche lì, negli stati che a quel tempo erano visti come pieni di grandi opportunità .
All’interno del romanzo Steinbeck spesso mette in risalto diverse tematiche sociali come la grandissima differenza tra povero e ricco, tra padrone e schiavo e la solidarietà di classe. Quando “ Furore” venne pubblicato diventò subito un libro di denuncia nei confronti del modello politico statunitense basato in gran parte sui soldi, quindi inutile dire che la pubblicazione del libro scatenò una serie di critiche.
Il romanzo mi porta a pensare alla immigrazione a cui oggi assistiamo: persone che scappano dalla povertà e dalla guerra e che una volta arrivate alla loro meta trovano spesso razzismo e xenofobia , usati come capro espiatorio dalla gente; paura verso il prossimo, paura verso il diverso, sono questi i ragionamenti che purtroppo accomunano sempre di più le opinioni di tante persone . Dopo aver letto il libro mi sono messo a pensare a come potrebbe essere il mondo se noi uomini sapessimo aiutare il prossimo quando è in difficoltà invece di chiuderci sempre di più nei confronti degli altri.
Quale è stato il vero scopo di Steinbeck? Raccontare minuziosamente ogni particolare della vita della famiglia Joad oppure far riflettere sul razzismo con cui venivano accolti i contadini dell’ est?
La mia conclusione è che forse erano entrambi obbiettivi di Steinbeck, che è riuscito a donare a questo libro due volti, da una parte il racconto del vissuto quotidiano di un’epoca e dall’altra una denuncia nei confronti del governo del tempo e più in generale della società.
Steinbeck ci regala così un romanzo unico nel suo genere, un romanzo che attraverso la vita e le vicende di una famiglia ci fa comprendere la situazione politica e sociale di un tempo che sembra molto lontano, ma che è forse più vicino di quanto crediamo.

A cura di Cosimo Scoccianti

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