Gruppo Giovani GLBTI*: “La legge contro l’omotransfobia è un passo avanti, ma non basta”

21 luglio 2020. Ci troviamo nel cortile della biblioteca delle Oblate, poi camminiamo insieme fino al Giardino dell’Orticoltura. Lì incontriamo Gaia, una rappresentante del GGG, organizzazione di giovani LGBT+ under30. Con lei parliamo, in quella che sembra più un’amichevole chiacchierata che un’intervista, della legge contro l’omotransfobia, il decreto di legge ZAN (dal nome del suo relatore, il deputato PD Alessandro Zan) il cui testo è stato adottato proprio qualche giorno fa dalla Commissione giustizia della Camera. 

Che cos’è il GGG e com’è nato?

«Inizialmente il GGG, Gruppo Giovani Glbt, nasce come un semplice collettivo in cui i ragazzi appartenenti alla comunità LGBT+ potessero trovarsi, scambiarsi consigli, parlare delle proprie esperienze. Col tempo si è sviluppato in un vero e proprio gruppo organizzato con delle attività. Abbiamo comunque deciso di mantenere l’usanza degli incontri settimanali, che cadono di martedì, al Giardino dell’Orticoltura». 

Cosa pensi del disegno di legge?

«Penso che sia un primo passo nella direzione giusta, nonostante non sia assolutamente sufficiente. Lo Stato, come sempre, è in ritardo rispetto alla gente: eravamo pronti dieci anni fa, e di sicuro è un controsenso che sia stata approvata prima la legge sulle unioni civili che quella contro la violenza e la discriminazione». 

Quali sono gli aspetti positivi e negativi del disegno di legge?

«Il merito maggiore da attribuire al ddl Zan è quello di dedicare finalmente uno spazio alla comunità LGBT+ nella legislazione italiana. Ciononostante questa legge non è sufficiente, ma sarà spacciata come tale a lungo, soprattutto dall’opposizione».  

Molti individui, partiti e associazioni si sono scagliati contro questa legge, definendola inutile, pericolosa e addirittura liberticida. Che cosa risponderesti loro?

«Bisognerebbe ridefinire il concetto di libertà, una parola di cui troppo spesso abusiamo. Quando il pensiero di gruppi lede la libertà individuale o di altri gruppi, allora quella è discriminazione, non opinione personale. Al contrario, con le persone inclini a concedersi un dubbio, a fare e a farsi domande, il dialogo va stimolato e incentivato, perché non può che portare ad un miglioramento dall’uno e dall’altra parte». 

Questo ddl prevede l’adattamento di articoli già esistenti del codice penale, aggiungendo ai motivi di discriminazione e istigazione a delinquere quelli legati a orientamento sessuale e identità di genere. La modifica, però, non si estende al reato di propaganda di “idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico”, altrimenti punito. Cosa ne pensi?

«Credo che l’istigazione alla violenza e la propaganda possano essere molto simili, quindi non mi sembra che questa “mancanza” sia rilevante». 

Il ddl Zan istituisce anche una Giornata nazionale contro l’omofobia, celebrata il 17 maggio e già riconosciuta da UE e ONU. Cosa ne pensi?

«L’istituzione di una giornata tale sarebbe fondamentale per il riconoscimento delle persone LGBT+, che spesso si sentono e sono invisibili di fronte allo Stato. Il 17 maggio diventerebbe un simbolo di accettazione e consapevolezza. Ovviamente, l’attivismo deve essere continuo, tutti i giorni, non limitarsi a un solo giorno dell’anno». 

In cosa specificamente l’Italia dovrebbe migliorarsi?

«Sicuramente un lavoro educativo e preventivo riguardo a questi temi (che ad oggi parte solo dall’interno della comunità LGBT+) potrebbe essere più edificante rispetto ad una legge che punisce. Tuttavia i ragazzi si dimostrano sempre più aperti e tolleranti in confronto agli adulti, dai quali molto spesso l’omosessualità non viene ancora accettata». 

La frase che ci portiamo dietro da questa intervista è “la politica deve essere coraggiosa”. Quanto si risolverebbe se i nostri leader, insieme a noi stessi, osassero un po’di più, se invece di temporeggiare agissero? Certo, potrebbero accadere cose terribili, ma, d’accordo con le rette regole della democrazia, con un pizzico di audacia raggiungeremmo grandi obiettivi. Ecco cosa ci serve: empatia, intelligenza e speranza. E coraggio, soprattutto coraggio.

Intervista a cura di Gemma Petri ed Elisa Salvadori

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