Il popolo di Lagoniam era in subbuglio: la Bestia era arrivata e pretendeva in tributo dei poveri pescatori. La Bestia non era come quelle delle altre storie tramandate tra i pescatori. Non si trattava di un enorme squalo assassino o di un serpente marino che inghiottiva intere barche.
Questa Bestia era diversa.
La sua presenza era stata avvertita più volte vicino alla Baia di Cacao, e i racconti dicevano che nonostante le gigantesche dimensioni si muoveva rapida e con un silenzio sovrannaturale. Alcuni giuravano di aver visto in lontananza un’ombra mastodontica con due enormi occhi gialli che brillavano nel buio della notte, altri parlavano di un canto strano e ipnotico che proveniva dal mare. Nessuno che aveva visto la bestia da vicino era riuscito a raccontare l’esperienza; e i pochi che l’avevano avvistata da lontano narravano che la Bestia fosse in grado di alterare i sensi della preda, impedendo di prevedere il suo attacco.
La popolazione dell’Isola di Arret, di cui Lagoniam era il più grande villaggio, era terrorizzata. Il vecchio Xanthos, il più anziano dei pescatori, diceva: “La Bestia è un cattivo presagio. Non sappiamo da dove venga. Forse gli abitanti del Vasto Luceno hanno trovato il fantomatico varco dimensionale che ci unisce e lo hanno disturbato. Dobbiamo chiudere il porto e smettere di pescare fino a quando la Bestia non sarà sparita!”.
“Se il popolo del Vasto Luceno avesse fatto qualcosa qualcuno di loro dall’animo particolarmente nobile ce l’avrebbe comunicato. No: la Bestia proviene senza dubbio dall’Altrove. Dobbiamo fare qualcosa!” rispose Ian, un pescatore proveniente dal paese della Rupe. Il paese della Rupe era un posto periferico dell’isola di Arret, pieno di persone combattive e mai disposte ad arrendersi. Ma gli abitanti della Rupe erano molto ammirati per la loro cultura: nonostante fossero pescatori, trascorrevano molte ore nella loro biblioteca, che si narra fosse in contatto diretto con una biblioteca incantata di un altro mondo. Volevano trovare la Bestia e per farlo dovevano indagare nell’Altrove. Ma arrivare all’Altrove era un viaggio pieno di pericoli: occorreva passare dall’Isola dei Cardatori fino ad arrivare all’Isola del Limbo, che connetteva i due piani di esistenza. E una volta giunti nell’Altrove si sarebbero trovati disorientati e sconvolti.
Il vento soffiava forte sulla costa di Lagoniam mentre il popolo si riuniva sulla piazza principale, cercando di capire cosa fare. Ian, con il volto segnato dal sole e gli occhi pieni di determinazione, sapeva che il suo destino e quello degli altri pescatori dipendevano da un’unica, terribile decisione: affrontare la Bestia e scoprire il mistero che la circondava.
“Non possiamo continuare a vivere nella paura,” disse Ian, con la voce che risuonava forte nel silenzio pesante. “Se la Bestia arriva davvero dall’Altrove, dobbiamo capire la sua natura, e fermarla prima che sia troppo tardi.”
Il vecchio Xanthos, che aveva vissuto più anni di quanti Ian potesse immaginare, annuì lentamente. “So che hai ragione, ragazzo. Ma andare all’Altrove… è un’impresa che in pochi hanno osato intraprendere. La terra dei Cardatori è un posto dove il tempo e lo spazio si piegano. E l’Isola del Limbo? È un passaggio tra due realtà dove il mondo delle cose visibili e quello delle ombre si toccano. Chi ci va, non sempre torna.”
“Perché si perde nella nebbia dell’Altrove, dove nessuno riesce a ritrovare sé stesso” aggiunse una voce femminile dal fondo della piazza. Era Lira, la giovane guaritrice del villaggio, che da tempo studiava le antiche leggende nella biblioteca della Rupe. “L’Altrove è un piano di esistenza separato dal nostro. Non è solo un luogo geografico, è uno stato dell’anima. Entrarci può cambiarti in modi che non possiamo nemmeno immaginare.”
“Ma dobbiamo provarci!” ribatté Ian con passione. “Non possiamo aspettare che la Bestia arrivi e distrugga il nostro mondo. Se i pescatori sono il tributo che essa cerca, allora dobbiamo impedire che accada.”
Il consiglio si riunì, e dopo ore di discussioni concitate, alla fine si decise: Ian, con l’aiuto di Lira e altri coraggiosi compagni, avrebbe intrapreso il viaggio verso l’Altrove. Dovevano attraversare l’Isola dei Cardatori per arrivare all’Isola del Limbo, la soglia tra il mondo visibile e quello invisibile.
Il giorno della partenza, il mare sembrava più calmo del solito. Ian e il suo gruppo si avventurarono sulle barche, lasciando dietro di sé l’isola che conoscevano da sempre. Man mano che si allontanavano dalla riva, l’aria diventava più densa, e l’orizzonte cominciava a sfumare in un’ombra inquietante. “Non è solo il mare che cambia,” disse Lira, osservando la nebbia che si alzava dalle acque. “Siamo già vicini all’Isola dei Cardatori.”
Arrivarono finalmente a quella strana terra, dove tutto sembrava sospeso in un’eterna quiete. Sentivano il vento sussurrare segreti che nessun mortale avrebbe mai potuto comprendere completamente. Tra i sussurri udirono anche il significato di questa storia, ma non se ne accorsero. Il gruppo si addentrò nel paesaggio surreale, attraversando sentieri tortuosi e valli segrete. Il tempo sembrava farsi più lento, come se osasse sfidare la realtà stessa. Lira, che aveva studiato le leggende degli antichi tessitori del fato, sapeva che ogni parola pronunciata in questo luogo avrebbe potuto cambiare il corso del loro destino ed echeggiare per i secoli successivi, o forse addirittura per i precedenti.
Improvvisamente si fermò, come se avesse percepito qualcosa. Una figura alta e spettrale apparve nella foschia, avvolta in una tunica evanescente tessuta con fili di pensiero illogico. Lira riconobbe subito l’imponente stregone, poiché aveva letto il suo nome in un racconto della biblioteca della Rupe: un bizzarro racconto che nelle sue parole pareva contenere fisicamente il mago. Fu un’esperienza veramente strana: appena finì di leggere le parole relative al mago svanirono dalla pagina, come se volessero insediarsi nella mente di Lira per tornare a casa.
Non poteva sbagliarsi: di fronte a loro si ergeva il terribile stregone Aoristos.
“Chi siete, viaggiatori dell’altro mondo?” chiese Aoristos con una voce proteiforme che sembrava provenire da ogni epoca passata, presente e futura. “Stiamo cercando l’Altrove,” rispose Ian, con tono deciso. “Abbiamo bisogno di sapere cosa c’entra la Bestia con la nostra isola, e come possiamo fermarla.”
La figura rimase in silenzio per un momento, studiando i loro volti. Poi, con un gesto lento e solenne, sollevò una mano verso il cielo, e una luce argentea si diffuse nell’aria “Per raggiungere l’isola del confine, dovete guadagnarvi il diritto di passare. Qui tessiamo i fili dell’esistenza, e voi dovrete affrontare i nodi delle vostre scelte passate.”
Ognuno di loro fu condotto davanti a un telaio mistico. Ian vide il filo della sua vita intrecciato con un nodo scuro: il giorno in cui aveva lasciato la sua famiglia per inseguire i propri sogni. Aveva trascurato ogni affetto per passare giorni e notti nella Biblioteca della Rupe, una cosa insolita per un pescatore. In quella biblioteca era accaduta una cosa tremenda che non riusciva a ricordare, qualcosa che aveva prosciugato la linfa vitale dei suoi compagni. Non riusciva a ricordare… o non voleva farlo? O aveva alterato volontariamente i suoi ricordi? Per sciogliere quel nodo, dovette combattere contro la sua stessa memoria; cosa che fece accettando il dolore che aveva causato e promettendo di rimediare. Fu l’ultimo ad abbandonare il telaio: forse aveva appena superato la sua prova più ardua.
Quando tutti superarono la prova, Aoristos li benedisse: “Avete dimostrato di saper cardare il vostro passato per tessere il vostro futuro. Ora potete proseguire verso l’isola di mezzo. Guidate le vostre imbarcazioni con sapienza e coraggio verso il portale di luce, e lanciatevi attraverso di esso, per quanto ciò possa sembrare un atto di pura follia. Badate ai vortici che si agitano nelle vicinanze: potrebbero inghiottirvi, e sarebbe il minore dei mali! Il vostro atto esiziale scatenerebbe in questo mondo entità esterne di nefanda genìa! Navigate lesti e decisi come la freccia che punta al cuore della preda! Immergetevi nella luce come l’eco delle mie parole si immerge nell’eternità! Una volta attraversato il confine legate al vostro cuore queste parole: l’Altrove altro non è che un simulacro del vostro più profondo essere. Lo potete affrontare. Ci rivedremo”.
La sicurezza dello stregone nel pronunciare le ultime due parole rincuorò il gruppo. Partirono verso l’Isola del Limbo, il morale era alto mentre correvano verso le loro navi, complimentandosi a vicenda dandosi pacche sulla schiena e pure qualche goliardica spallata. Ma l’entusiasmo scemò rapidamente mentre si avvicinavano alla loro meta.
L’Isola del Limbo si ergeva nel cuore di un oceano in tempesta. Le onde si abbattevano contro gli scogli neri come l’ossidiana, i fulmini illuminavano un cielo perennemente scuro. Al centro, una voragine circondata da rocce marmoree emetteva una luce spettrale. “Ѐ questo il portale per l’Altrove, sono sicura,” disse Lira, guardando la luce tremolante. “Una volta attraversato, non ci saranno più confini netti tra ciò che è reale e ciò che è ombra. Ma dobbiamo arrivarci vivi!”. Si formavano in continuazione vortici d’acqua che sfioravano pericolosamente le fragili barche. L’animosità delle onde costringeva le imbarcazioni a un moto desultorio molto diverso da quello rettilineo indicato da Aoristos. Tuttavia il gruppo era composto da abili manovratori, riuscirono a concentrarsi sulla traiettoria e infine a tuffarsi nel portale di luce.
Attraversato il portale, il mondo si trasformò in un piano etereo, una realtà-specchio fatta di ombre e luce fluttuante. Ogni oggetto concreto qui diventava la sua immagine speculare, ogni terra conosciuta aveva qui il suo riflesso impalpabile. I ragazzi erano sconvolti, ma dovevano proseguire.
La prima tappa fu la Terra degli Animali Selvaggi, il riflesso astrale della Terra dei Cardatori. Qui, li raggiunse Aoristos, in veste di custode dei mondi. Paradossalmente la sua tunica, che nel mondo materiale era evanescente e quasi impalpabile, in questo regno etereo pareva molto più consistente, e anche un po’ sdrucita; ma lo stregone manteneva la sua aura di solennità. “Per proseguire,” disse Aoristos, “dovrete confrontarvi con il vostro lato ferale. L’Altrove dissipa l’anima di chi nega la sua stessa natura.” Si ritrovarono immersi in una foresta di animali che, immobili, li osservavano. Inspiegabilmente i viandanti vennero separati, e ognuno fu costretto ad affrontare versioni selvagge di sé stesso; Ian venne aggredito da una sorta di rapace primordiale dallo sguardo insolitamente stralunato, ma che viveva solo per cacciare e distruggere. A lungo combatterono, col tempo l’aggressore pareva diventare sempre più forte e aggressivo. Ian allora comprese l’inanità della sua lotta, e, accettando il lato oscuro della sua natura, trovò il suo equilibrio tra ragione e istinto. Si arrese al suo aggressore e, proprio mentre la fiera stava assestando un colpo fatale, svanì sconfitta. Ian aveva vinto, ma a che prezzo? Aveva forse ammesso che la sua missione era inutile?
Proseguirono in quel mondo sempre più sfocato. Aoristos, che stava invece diventando tangibile ma con la tunica sempre più logora, li guidò al successivo reame riflesso: il Tornado, la versione astrale di Lagoniam. Il Tornado era un vortice di rovine e vento, un tempo dimora di grandi studiosi. Al centro, la Biblioteca Oscura, un’enorme struttura opalescente, conteneva ogni conoscenza perduta. “Siamo nel riflesso della Biblioteca della Rupe: qui troveremo il nome della Bestia!” disse Lira con entusiasmo.
Mentre cercavano tra gli scaffali, furono attaccati da ombre viventi: i frammenti delle loro paure e insicurezze. Ma imperterriti continuavano mentre il vento si faceva sempre più ululante. “Ho trovato uno scolio sulla Bestia in questo vecchio libro, Il Potere della Mente!” esclamò Lira “Dice che la Bestia è il guardiano del confine, e solo chi offre ciò che ama di più potrà affrontarla. Non ci dà molto. Continuiamo a cercare: abbiamo poco tempo!”. Erano sempre più deboli ma durante la ricerca Ian ebbe una visione “Ho capito cos’è questo posto.” disse in tono solenne, pervaso da una lume di sapienza ultraterrena, “la Biblioteca della Rupe è certamente il riflesso di questa biblioteca… ma a sua volta questo posto è la proiezione di un altro luogo. Io sono lì. Vedo… sono… davanti a una finestra. Da qui vedo una cupola a base ottagonale e scorgo una sfera dorata con una croce sulla sua sommità.” Lira lo interruppe “non c’è tempo per questo!” ma Ian proseguì, sempre più ieratico “mi volto e sento un Essere Malvagio… parla… dice cose incomprensibili… protoni? Elettroni? Aspetta, forse sta dicendo una formula per sconfiggere la Bestia. Ciclopentanoperi… nulla di quello che dice questo individuo ha senso. Basta: esco dalla porta… mi trovo in un groviglio di scale e di corridoi che mi confonde ancora di più. Forse sono in un labirinto… se riuscissi a proiettarmi all’esterno potrei trovare il Crocevia, dove i mondi si sovrappongono…” Ian era sempre più assorto mentre le sue ombre turbinavano attorno a lui avvolgendolo in una spirale che ogni istante diventava sempre più nera e tangibile. Lira lo afferrò e lo scosse “Ian! Torna tra noi! Stiamo cercando di salvare noi stessi e la nostra terra, penseremo un’altra volta alle tue analisi cosmologiche! Focalizzati sulla Bestia!”. Poi, completamente disorientata, decise di ricorrere alla sua ultima risorsa: la bibliomanzia. Si concentrò intensamente su La Biblioteca di Babele, un racconto proveniente da un universo situato oltre il Crocevia, e, proprio mentre il pavimento sotto di lei stava iniziando a frantumarsi, aprendo una pagina a caso con suo sommo stupore trovò un’altra nota sulla Bestia. La lesse subito ad alta voce: “Il vero potere della Bestia non è distorcere i sensi umani, ma lo spazio intorno a sé! Lei ha potere sulle regole della prospettiva. Ma che significa? Non capisco! Chi lo ha scritto? Non ci sono nomi, non c’è altro… va bene: ci faremo bastare questo! Adesso scappiamo!”. Di Aoristos non c’era più alcuna traccia: era svanito all’interno di un racconto, per tornare a farsi leggere nella Biblioteca della Rupe.
Con questa rivelazione, e con Ian sempre più scosso dalla sua visione, si avventurarono verso l’ultima tappa: la Terra della Bestia. Questa era il riflesso della Baia di Cacao: il luogo dove gli amanti usavano scambiarsi i baci, arrivando anche da molte isole lontane solo per compiere questo semplice gesto. Ma la Terra della Bestia era distorta al punto di non ricordare neanche lontanamente la bella baia: questo reame era un mare nero immerso in una notte eterna. Improvvisamente la Bestia comparve come dal nulla, di proporzioni colossali già da una notevole distanza. Subito si accorse della presenza del gruppo. “Siete venuti per affrontarmi?” ruggì, mentre i suoi occhi sulfurei brillavano come due astri alimentati da un’eterna perfidia.
Ian rispose: “Sì, ma non siamo soli. Nella Biblioteca abbiamo capito che l’Altrove non è altro che una metafora. Ma noi stessi, anche nell’isola di Arret, siamo ingabbiati dentro l’ennesima metafora: in questo momento ci sono delle persone che stanno parlando di noi, oltre il Crocevia, sedute comodamente in un posto dove si beve e si discute. Ma questi individui stanno parlando a loro volta ad altre persone, che apprendono la nostra storia usando uno strumento che io non posso comprendere. Ecco, queste ultime persone altro non sono che i nostri riflessi in un altro mondo; allora gli chiediamo: «Se mai la nostra voce può giungere fino a voi, che in realtà siete noi: cosa dobbiamo fare?»”.
A cura di Francesco Biondi