Tommaso Montanari, classe 1971, laureato alla Normale di Pisa, insegna Storia dell’Arte moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Ha collaborato a lungo con numerosi quotidiani nazionali: Il fatto quotidiano, Corriere della Sera, Corriere fiorentino, Repubblica. Nel marzo 2013 è stato insignito del titolo di Commendatore per la valorizzazione del patrimonio storico–artistico dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Vincitore del premio Giorgio Bassani, ha condotto il programma La libertà di Bernini su Rai 5, da cui ha ricavato un saggio per Einaudi che si aggiunge alle numerose pubblicazioni precedenti. È membro del consiglio nazionale di Italia Nostra e vicepresidente di Libertà e Giustizia. La Raggi lo nomina assessore alla Cultura di Roma, lui rifiuta. Infine, tra estate ed autunno 2016 è uno degli esponenti di maggior prestigio e più attivi del Comitato del NO, concernente il referendum costituzionale tenutosi il 4 dicembre scorso.
L’otto novembre 2016, durante La settimana del Miche, è stata una giornata davvero speciale. Le quinte, alcuni studenti delle quarte e una delegazione del nostro giornale si sono recati in Aula Magna per assistere a due dibattiti sulle motivazioni del referendum costituzionale.
Il primo a parlare è stato il sindaco Nardella, che ha portato la propria esperienza da Sindaco di Firenze e di ex–deputato del PD, per raccontare nel dettaglio le ragioni del SI’. Dibattiti, contraddittori, gli studenti hanno incalzato il sindaco dimostrando vivo interesse e partecipazione, coinvolgendo anche gli insegnanti.
Dopo la ricreazione arriva Tomaso Montanari che delinea con nitidezza le ragioni del NO, in un clima più rilassato di ascolto e comprensione, velato di brusii di approvazione o disappunto.
Ma è venerdì 2 febbraio 2017 che Montanari fa il suo ritorno al Miche nei panni più consistenti e maturi, più passionali e veraci, di storico dell’arte. Sono le 16 appena scoccate, quando nell’ambito del progetto I pomeriggi del Miche, si riversano in aula magna decine di ragazzi, professori, genitori.
È un’occasione diversa dalla precedente. Non si percepisce un clima di necessità politica, discordia borbottante, ideologie, separatezza.
Trionfa la passione per la cultura umanistica e la voglia di apprendere. Montanari inizia la propria conferenza. La sala è silenziosa, interessata, coinvolta. Una lampada emana la sua debole luce ricreando l’atmosfera familiare di un piccolo studiolo. Fuori imbrunisce a poco a poco. La mente, lucida e calma, coglie le parole trasudanti di passione e sono la curiosità talora piccante, le gustose citazioni filologiche a ravvivare l’attenzione.
Poco più di un’ora basta a Montanari per delineare un volto inedito del poliedrico artista barocco Gian Lorenzo Bernini. Un artista, prima di tutto scultore, non passivamente inserito nel mondo di committenza di Chiesa volto ad assecondare il potere; ma è invece un artista libero che esprime la propria grandezza cavalcando la situazione e producendo opere dinamiche, naturalistiche, vive, fra cui spicca sferzante Apollo e Dafne (1622–1625), la cui vibrante sensualità è come un pugno nello stomaco per il regime repressivamente moralistico del Sant’Uffizio dopo il Concilio di Trento.
Un coro di applausi suggella l’evento, destinato per prestigio ed interesse, ad entrare negli annali del nostro liceo.