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Poeti | Wisława Szymborska

Tra i poeti passati in rassegna finora, Wisława Szymborska è sicuramente la più famosa, complice anche il Premio Nobel per la Letteratura assegnatole nel 1996. In Polonia – suo paese d’origine – i libri di Szymborska vendono come dei bestseller internazionali: centinaia di migliaia di copie, e tutt’oggi le sue raccolte poetiche sono tra le più diffuse al mondo. L’origine di tutto questo successo si deve rintracciare in una immediatezza del linguaggio che consente alla sua poesia di arrivare a tutti: l’opera di Wisława Szymborska è un po’ il compromesso tra semplicità della forma e profondità del contenuto.

Scenari quotidiani, situazioni che di eclatante sembrano non avere niente: questo è l’universo in cui si muove Szymborska. Grande importanza viene data agli oggetti nella loro corporeità, nella loro presenza silenziosa ma preponderante nella vita di tutti i giorni. Un’amara ironia pervade tutte le poesie, che rivelano, sotto lo strato superficiale della routine, un abisso (si veda, ad esempio, la poesia “La prima fotografia di Hitler”) talvolta inquietante.

Wisława Szymborska, del resto, ha intitolato la raccolta integrale di tutte le sue poesie La gioia di scrivere, e non “di vivere”. C’è, senza dubbio, un atto d’amore nei confronti della letteratura: lo scopo di un’esistenza, scrivere, appunto, precede il fatto stesso di esistere, in un’ideale gerarchia dei valori. Ma Szymborska getta anche un’ombra su quella che, a una prima lettura, può sembrare una visione positiva e quasi incantata della vita. La poesia di Wisława Szymborska, in realtà, è il racconto della fatica quotidiana, di una disperazione che non ha bisogno di toni altisonanti per essere narrata. Anzi, a volte bastano poche parole e un po’ di black humor.

 

Una poesia:

Incidente stradale

Ancora non sanno

cos’è successo

mezz’ora fa, là sulla strada.

 

Sui loro orologi

l’ora è quella che è,

pomeridiana, infrasettimanale, autunnale.

 

Qualcuno scola la pasta.

Qualcuno rastrella le foglie nel giardino.

I bambini corrono strillando intorno al tavolo.

Il gatto si degna di farsi carezzare.

Qualcuno piange –

come capita davanti alla TV

quando il perfido Diego tradisce Juanita.

Si sente bussare –

non è niente, la vicina che rende una padella.

Dal fondo dell’appartamento il trillo del telefono –

stavolta solo per quell’annuncio.

 

Se qualcuno stesse alla finestra,

e guardasse il cielo

potrebbe già scorgere le nuvole

che il vento ha portato dal luogo dell’incidente.

In effetti lacere e sparpagliate,

ma per loro questo è all’ordine del giorno.

 

Un libro: Wisława Szymborska, La gioia di scrivere – Tutte le poesie (1945 – 2009), Milano, Adelphi, 2009

 

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