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L’elogio della bellezza: “The Neon Demon”

La bellissima Jesse, un’innocente sedicenne della Georgia, lascia la casa per approdare a Los Angeles, nella speranza di intraprendere la carriera di modella. “Non ho talenti, ma sono bella” confida a un amico. Ed è proprio questa ammaliante bellezza che la lancia subito nello studio di un importantissimo fotografo, suscitando l’ira e la gelosia di altre concorrenti, che non tarderanno a presentarsi nel più brutale dei modi.

Il grande Nicolas Winding Refn (Pusher, Drive, Solo Dio perdona…) firma la sua decima pellicola in quello che si potrebbe definire il suo capolavoro definitivo, dove tutte le premesse e gli obiettivi dei suoi precedenti film raggiungono l’apice estremo del cinema di questo genio danese.

Attraverso una narrazione puramente visiva, dove la cura (estetica) della regia, della fotografia e del montaggio, assolutamente funzionali al contenuto, riescono a raccontare praticamente da soli, Refn segue le improbabili vicende di questa splendida ragazza nel tumultuoso mondo della moda: un percorso che la porterà dalla modestia al più forte narcisismo, incrementato da fotografi e stilisti che non fanno altro che elogiarne il fascino, confrontandolo spesso con quello finto e artificiale di altre modelle. “La bellezza non è tutto. È l’unica cosa.” afferma un personaggio durante il film. Ed è proprio tutto ciò su cui punta il regista danese, secondo cui questa immensa qualità è puramente naturale, questione che porta infatti le “colleghe” di Jesse ad invidiarla a tal punto da volerle rubare il suo unico talento, da strapparglielo dal corpo e farselo proprio.

Ma probabilmente la perfezione non esiste, e per questo The Neon Demon  non può che svilupparsi attorno a una struttura surreale e idealizzata, che punta sullo stupire, sull’emozionare e sullo spaventare: frequenti sono le immagini di perfette forme geometriche a neon, come se fossero delle installazioni artistiche, a ricordare certe correnti dei primi anni del muto, dove appunto si proponeva un cinema in cui la narrazione drammaturgica non doveva esistere, e la bellezza visiva dell’opera cinematografica, attraverso l’espediente della geometria, doveva stare al centro di tutto.

Se l’estetica di The Neon Demon si presenta onirica e disturbante, strizzando l’occhio a Lynch e Buñuel, la recitazione non è da meno. Elle Fanning, che interpreta la protagonista Jesse, ma soprattutto Jena Malone, Bella Heathcote e Abbey Lee (le sue “concorrenti”) si esibiscono in una complicata prova attoriale che tocca l’assurdo, il falso, l’irraggiungibile, proprio come la magnificenza che provano chi inutilmente e chi con successo a emulare; e infatti il film gioca proprio sul vano tentativo di eguagliare una perfezione che dal principio risulta ineguagliabile, perché essa è appunto solo un’idea, un concetto, che trova la sua personificazione nella figura di Jesse.

Le magnifiche immagini della pellicola tuttavia, da sole, non basterebbero e per questo sono accompagnate da una potente colonna sonora di carattere elettronico – condotta da Cliff Martinez – la quale contribuisce in maniera esponenziale al risultato finale, regalandoci un incredibile connubio tra musica e visività.

The Neon Demon è quindi probabilmente una delle più grandi opere cinematografiche degli ultimi vent’anni, che sfrutta nel migliore dei modi le potenzialità di quest’arte che è lo specchio della contemporaneità. Semplicemente Cinema.

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