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Il voto utile ha cambiato le sorti delle regionali?

 Questo articolo fa parte del numero 23 del MichePost, uscito in formato cartaceo il 30 ottobre 2020


Dietro alla scelta di voto ci sono varie motivazioni, anche dietro alla stessa scelta di votare: si può votare per chi rappresenta al meglio le proprie idee, quindi in maniera identitaria, o per il meno peggio e quindi per evitare che il peggiore vinca. Quest’ultima sta alla base del voto utile. Il voto identitario funziona bene quando ci si trova di fronte ad un sistema proporzionale, dove la rappresentanza in parlamento porta alla formazione dei governi anche tramite alleanze. Tuttavia, quando ci si trova davanti ad un sistema maggioritario, simile a quello americano, come per le elezioni comunali e regionali, in cui è il più votato a vincere indipendentemente dalla percentuale che prende, sorge spontanea la domanda: “è utile il mio voto?, votando il “migliore” faccio un favore al “peggiore”? e allora forse non è meglio votare il “meno peggiore” che ha maggiore probabilità di vincere?”. Antonio Floridia, responsabile del settore dell’ufficio e osservatorio elettorale della Regione Toscana, ha scritto tre libri riguardo alla democrazia e ai processi politici ed è stato docente all’università di Scienze Politiche fino al 2012. Gli abbiamo fatto alcune domande sul voto utile e il suo impatto in Toscana, regione in cui è stato discusso molto, soprattutto nell’ultimo periodo prima delle elezioni. Da queste domande abbiamo raccolto alcuni dati.

Il lavoro dei sondaggisti sta diventando sempre più difficile in questi ultimi anni perché molti elettori decidono chi votare negli ultimi giorni, addirittura anche nel giorno stesso del voto. L’ultimo sondaggio uscito quindici giorni prima del voto (oltre quella data è illegale pubblicarli), infatti, dava il candidato di centrosinistra Eugenio Giani e la candidata di centrodestra Susanna Ceccardi circa alla pari, il Movimento Cinque Stelle circa al 10% e la sinistra di Tommaso Fattori al 4%;i risultati, alla fine, sono stati completamente diversi, con il centrosinitra avanti di otto punti percentuali rispetto al centrodestra. Quindi il forte aumento di Giani è arrivato negli ultimi giorni, ma da dove? Non tanto da sinistra, ma più che altro dal Movimento Cinque Stelle, i cui elettori hanno visto la bassissima probabilità di vincere e la parte più a sinistra del Movimento ha deciso di schierarsi dalla parte di Eugenio Giani, con la paura che il centrodestra potesse vincere, nonostante il fatto che ci fosse l’appoggio di Matteo Renzi e di Italia Viva, che, come è risaputo, non è molto “amato” dagli elettori M5S. Il voto utile è stato dunque importante per dare il sorpasso “decisivo” del centrosinistra.

Ha vinto Giani, era molto probabile, era sostenuto da moltissime forze politiche tra cui anche le Sardine, che però in questa campagna elettorale “a prova di Covid” hanno giocato un ruolo molto piccolo considerato che la loro campagna poteva essere solo online dati i decreti e le leggi anticovid: il concetto stesso di “sardine” non poteva realizzarsi. Anche con una campagna social in tutta Italia le Sardine non hanno potuto cambiare le sorti di un voto come invece era avvenuto in Emilia-Romagna a Gennaio.

La destra negli ultimi due anni è salita sempre di più e probabilmente, per questo, il centrosinistra tende ad avvicinarsi alla destra su molte tematiche, cercando maggiormente un elettorato di centro. Ciò non l’aiuta di certo: per convincere gli elettori sarebbe meglio che la sinistra non cercasse sempre di più la destra su numerose tematiche, ma che invece costruisse una strada parallela, una scelta diversa. Non solo in Italia, ma anche all’estero, come possiamo vedere negli Stati uniti, dove il voto di novembre sarà tra la destra di Donald Trump e il centro (con un piccolissimo sguardo a sinistra) di Joe Biden, questo non fa che deludere gli elettori più a sinistra dei vari partiti come il Partito Democratico.

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