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Il lato oscuro della tecnologia

 Questo articolo fa parte del numero 26 del MichePost uscito in formato cartaceo il 10 dicembre 2021


Vi siete mai chiesti che fine fanno vecchi smartphone, computer e tablet? Dove vanno a finire? Chi se ne occupa?
La tecnologia nel tempo ha acquisito un’importanza a dir poco straordinaria per l’uomo. È diventata per alcuni un luogo di quiete in cui chiudersi e nascondersi, per altri uno spazio dove aprirsi a mondi diversi. Ci ha permesso di viaggiare, di avere corrente nelle nostre case, ma soprattutto di comunicare. E possiamo dire che sia stata proprio la comunicazione a rivoluzionare il mondo. Senza di essa di certo non si sarebbe formato il cosiddetto “villaggio globale” e gli stati non sarebbero stati così strettamente legati.
Dunque la tecnologia ha dato moltissimi vantaggi e il continuo giovamento di questi ultimi ha denominato l’uomo di nuova generazione “nativo digitale”.
Ma purtroppo c’è sempre un’altra faccia della medaglia. Infatti ciò che arriva a noi (smartphone, tablet, computer) e ciò che mandiamo indietro (apparecchi elettronici vecchi) si presentano come un modo di affermare ancora la potenza del mondo occidentale, causando sfruttamento e sottomissione. Fin dall’antichità sussistono dinamiche che hanno posto in vantaggio i paesi più ricchi e sviluppati (del nord del mondo) e in posizione sfavorevole quelli del sud del mondo -quale ad esempio l’Africa-, lasciando cadere questi ultimi ai piedi dei primi. Molti non sanno però che molti paesi si trovano ancora in questa condizione di sottomissione.
Uno tra questi ad esempio è il Ghana, in Africa, dove dominano ignoranza e povertà. Qui, in particolare nella discarica di Agblogbloshie, termina il lungo viaggio che vecchi cavi, tablet e smartphone compiono a partire proprio da Europa ed Asia. Il cosiddetto e-waste (rifiuti elettronici) viene immesso illegalmente nel paese, perché spacciato per “futura elettronica di seconda mano”, ma si rivela essere solo portatrice di problemi di salute e ambientali.
Ciò ha influito negativamente sul benessere dei “bruner boys” (coloro che bruciano la plastica isolante così da ricavarne i cavi al suo interno), ma soprattutto dell’ambiente. Il riciclaggio non consono di frigoriferi e condizionatori ad esempio ha generato massive emissioni di anidride carbonica (98 milioni di tonnellate di CO2 solo nel 2019), ingrandendo il buco nell’ozono.
Secondo alcuni studi presto arriveremo a produrre 74 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, dose insostenibile non solo per l’ambiente ma anche per l’uomo.
Al momento nella classifica mondiale dei maggiori produttori di rifiuti elettronici in testa vi è l’Asia (25 milioni di tonnellate), seguita da Stati Uniti (13) e Europa (12). Questi paesi hanno influito sull’accorciamento della vita dei dispositivi e l’aumento del consumo degli stessi, senza pensare poi alle modalità di smaltimento e riciclo. Il tema del riuso, soprattutto la gestione del RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) non è molto diffuso, infatti solo 78 paesi (soprattutto in Europa) hanno applicato politiche riguardo all’e-waste e si impegnano a raccogliere e a recuperare almeno una parte dei vecchi dispositivi.
Non ci sentiamo in colpa? Siamo così affascinati dal nuovo che l’usato lo lasciamo da parte, senza pensare alle conseguenze che questo potrebbe avere.
Sicuramente c’è qualcosa che possiamo fare, prima di arrivare a un punto di non ritorno, ma la situazione sarà solo e soltanto nelle mani di noi consumatori.
La riduzione di rifiuti è uno dei tanti obiettivi posti dall’agenda 2030 e il RAEE sicuramente rientra nella categoria, quindi al fine della soppressione della quantità di emissioni inquinanti e garantire uno stile di vita migliore per tutti invito chiunque a seguire alcuni consigli. Dato che per il RAEE è prevista una raccolta differenziata, occorre portarli in una delle isole ecologiche comunali, le quali li invieranno a impianti appositi per il riciclo delle materie prime. Se ci pensiamo occorre pochissimo sforzo, i risultati sarebbero enormi e anche la nostra salute ne beneficerebbe.
Ad esempio ridurrebbe immensamente i gas serra e l’inquinamento, consentirebbe il recupero di quelle preziosissime materie prime (come anche l’oro) all’interno degli apparecchi elettronici e infine di chiudere il traffico illegale di questi ultimi verso i paesi in via di sviluppo, rendendo loro la giustizia che non hanno mai ottenuto.

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