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Dal vecchio al nuovo

Pc, tablet, smartphone… tutti dispositivi elettronici che oggi fanno parte della nostra vita quotidiana. Ma qualcuno di voi studenti si è mai chiesto come siano nati questi apparecchi? 

I primi calcoli iniziano quando Egizi e Babilonesi inventano l’abaco. E chi di noi non l’ha usato durante i primi anni di scuola elementare? Mi ricordo ancora quando le mia maestra di matematica ce lo faceva utilizzare per insegnarci le operazioni e noi alunni non riuscivamo a distinguere le unità dalle decine e dalle centinaia. Poi con il passare dei secoli le “macchine per i calcoli” hanno fatto salti da gigante: dai primi regoli calcolatori costruiti per compiere semplici operazioni, passando per la pascaline, siamo arrivati nel 1946 a ENIAC, il primo computer elettronico, in grado di svolgere diverse funzioni. Oggi utilizziamo in ogni luogo i computer, ognuno con programmi adeguati e strutturati per l’utilizzo che se ne deve fare. Ovvio che noi ragazzi non ci soffermiamo a valutare le sue potenzialità: sappiamo che con lui al nostro fianco possiamo leggere, scrivere, contare, ma soprattutto “spippolare”,  viaggiando nel mondo alla ricerca delle ultime novità.

La tecnologia non si è evoluta solo nell’ambito del PC: un altro esempio è il telefono. Pensate che l’inventore del telefono, riconosciuto solo nel 2002 al Congresso degli Stati Uniti, è un fiorentino e il suo nome è Antonio Meucci. Nel 1854, emigrato a  New York, per riuscire a comunicare con la moglie inventa il telettrofono. Il 10 marzo 1867 viene fatta la prima telefonata ufficiale: il sig. Bell chiama il suo assistente che si trova nella stanza accanto. Solo dal 1923 vengono costruiti i telefoni con la cornetta che penso i vostri nonni abbiano ancora nelle proprie case. Dobbiamo aspettare il 7 gennaio 1927 perché venga effettuata la prima chiamata transatlantica tra New York e Londra. Nel 1973 viene messo in funzione dalla Motorola il primo telefono cellulare. Tra vecchi cellulari che conosco, quello che mi piace di più è il Nokia 8110, chiamato anche “bananino”. Fatta scorrere l’apertura, appaiono i numeri e pochi altri tasti utili per giocare allo “snake”.

Oggigiorno si sente dire che noi giovani siamo “dipendenti” dalla tecnologia, che viviamo in una realtà virtuale e non abbiamo più rapporti “faccia a faccia” perché  comunichiamo attraverso lo schermo dei telefoni o dei computer. Sicuramente il nostro modo di relazionarci è ben diverso da quello dei nostri genitori: loro si ritrovavano in piazzetta e, seduti sui motorini, parlavano, mentre noi ci ritroviamo a discutere per scritto o con semplici vocali in chat. Io ritengo che ci siano delle cose, ad esempio leggere un libro, che sono imparagonabili se fatte alla “vecchia maniera”. Non possiamo negare, però, che la tecnologia ci sia stata utilissima durante il lockdown, permettendoci comunque di studiare e di “essere vivi” anche se solo attraverso lo schermo.

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