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Dai bordi di un marciapiede alle piazze: l’importanza dell’ “I care” milaniano

Sabato 18 febbraio, al momento di entrare a scuola, abbiamo assistito ad un episodio molto grave di violenza. Un gruppo di 6 ragazzi, di cui la metà maggiorenni, ha aggredito due nostri compagni di scuola, li ha buttati a terra e presi a calci. Un fatto inaudito, che resterà nella storia del nostro liceo e che dimostra come la nostra sicurezza personale, anche di fronte alla scuola,  possa  essere messa in pericolo. Prendere a calci una persona a terra che non si può difendere è un atto vergognoso, che ricorda a noi tutti violenze che non abbiamo conosciuto ma che leggiamo sui libri di storia e sui media: le medesime di cui rievochiamo la memoria e che condanniamo nelle giornate in cui si celebra la libertà ritrovata dell’Italia, come il 25 aprile o il 2 giugno. 

I ragazzi del nostro istituto, che aspettavano di entrare, sono rimasti sgomenti. Dobbiamo ringraziare il coraggio di una nostra insegnante, che ha cercato, pur ingolfata da una pila di libri sul braccio, di fermare questa brutalità. Come scuola abbiamo dimostrato subito il nostro sdegno per questo attacco violento, inaudito e inaspettato. La nostra dirigente ha espresso riprovazione insieme alla vicinanza e solidarietà ai nostri compagni aggrediti. La notizia di tale avvenimento ha cominciato ben presto a circolare ed è diventata, nel corso della giornata,  la più importante della nostra città e poi dell’Italia intera. Il pomeriggio ci ha portato la sua solidarietà il sindaco e, successivamente, quella di quasi tutte le forze politiche. Questo anche grazie ai molti video che sono stati girati al momento dell’aggressione e questo ha fatto sì che la notizia corresse veloce sui nostri cellulari, impedendo che si potesse sminuire questo avvenimento a una semplice rissa tra ragazzi. Le immagini spiegano bene cosa sia successo, hanno fatto individuare i responsabili, che magari  con una  fuga  veloce speravano di salvarsi da una denuncia.

Naturalmente poi la situazione ha preso anche una piega politica rilevante, tra chi ha condannato questo episodio e chi invece ha sperato con il proprio silenzio di far diminuire  l’importanza e spegnere l’attenzione. Ma così per ora non è stato e ormai non lo sarà, vista l’importanza che giustamente è stata data a questo brutale avvenimento. Oltre alla solidarietà di tutta la nostra scuola e del sindaco della nostra città è giusto segnalare la lettera della dirigente scolastica del Da Vinci, che con parole sentite e importanti ha spiegato ai suoi studenti e a tutti noi come sia necessario sempre combattere l’indifferenza. Non si può pensare che ci siano fatti, avvenimenti, provocazioni, cerimonie, che non ci interessano, che competono ad altri. Noi dobbiamo tutti sentirci impegnati. La preside  del Da Vinci scrive: “Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti”.

Appunto non dobbiamo sottovalutare quelli che sembrano piccoli episodi, ma sentirci tutti impegnati a far sì che non avvengano e a condannarli fermamente. Così come si sentiva impegnato Don Milani, che, dalla sua piccola scuola di Barbiana in Mugello, insegnava negli anni sessanta ai suoi ragazzi ad interessarsi di tutto, ad essere curiosi del mondo intorno a loro, con due semplici parole, che ancora sono un manifesto per chi non vuole chiudere gli occhi o non sentire : ”I care”. Perché mi interessa e mi interessa tutto: di tutto voglio essere informato e interessato.

È arrivata solidarietà anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il più  garante della nostra Costituzione, che ha lanciato un appello a tutti noi  ragazzi, invitandoci alla solidarietà e all’impegno comune. L’esatto contrario, insomma, di prendere a calci persone a terra, indifese, solo perché non la pensano come te. Questi ha affermato che “ la civiltà è un antidoto contro la violenza”. Ed ha aggiunto: “Si vive insieme agli altri in solidarietà, tutto questo è un antidoto contro la violenza perché indica un modello di vita che si contrappone a quello di sopraffazioni e violenza”.

Bene,  la nostra scuola è sicuramente un presidio di civiltà: veniamo per apprendere, per diventare uomini e donne che avranno ruoli nella società, nel mondo del lavoro, nella famiglia. Siamo solidali tra noi ed i nostri insegnanti lo sono con noi. Non cambieremo idea perché sei violenti si sono presentati davanti alla nostra scuola, ma sicuramente la data del 18 febbraio sarà una data storica per il nostro istituto. Sabato prossimo, a Firenze, ci sarà una grande manifestazione nazionale contro questo atto brutale e per mantenere alta l’attenzione sui  pericoli che può  correre la nostra libertà. Spero che sia un grande evento, bello e partecipato, e soprattutto pacifico. Questa sarà  la più bella risposta che la nostra scuola e la nostra città potranno dare a tutti quelli che sono stati zitti.

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