Grande classico di Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un romanzo profondo e intrigante che può essere considerato anche un saggio filosofico.
Siamo nella Praga degli anni ‘60, durante l’occupazione dei sovietici. La storia si focalizza su quattro personaggi molto diversi tra loro: Tomáš, Tereza, Sabina e Franz. Intorno a questi personaggi si genera un quadrato di affinità amorose, le quali a loro volta generano conflitti interiori e non solo.
Alla narrazione della trama si agganciano le idee dell’autore in relazione a vari temi profondi ed esistenziali, che Kundera fa trasparire tramite riflessioni e vicissitudini dei personaggi del libro.
Ho letto questo romanzo e l’ho trovato intrigante da diversi punti di vista: dall’intreccio delle complicate storie d’amore tra i personaggi alle riflessioni che l’autore fa e che lascia ai suoi lettori.
Leggendo ci si accorge di quanto gli argomenti trattati ti donino veri e propri spunti di riflessione, tanto da poter considerare il libro uno strumento catartico.
“Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell’intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità con cui è scritto il romanzo, che appartengono a un altro universo da quello del vivere.” Italo Calvino
A cura di Giada Giordano