Nel cuore della notte del 2 novembre, nei pressi della stazione di De Akkers a Spijkenisse a Rotterdam, in Olanda, un treno deraglia: si annuncia un disastro, ma una grande balena che fuoriesce con la sua coda dall’acqua, sorregge il treno e salva il conducente, fortunatamente unico passeggero. La balena, scultura realizzata venti anni fa dall’architetto Maarten Strujies, è interamente in plastica ed egli stesso si è particolarmente stupito di come abbia potuto sostenere il peso di un intero treno. Effettivamente la foto del treno in bilico sulla coda della balena colpisce particolarmente poiché sembra una scena tratta da un film e senza dubbio decisamente fuori dal normale. In questo caso si può letteralmente dire che l’arte ha salvato l’uomo.
L’arte è senza dubbio una delle forme di espressione umana più importanti e più significative. Spesso però intendiamo l’arte come forma estetica, aggiuntiva, “in più”; insomma, se c’è bene, se non c’è “si vive lo stesso”. Faccio un esempio: entro in un museo, vado a teatro oppure al cinema. Mi diverto, questo ambiente aggiunge valore alla mia vita, certo. Ma non è un bene primario, di prima necessità, se da domani non potessi più andarci il cambiamento non sarebbe rilevante.
Questa opinione, purtroppo molto in voga, è stata totalmente sovvertita dalla balena olandese che è arrivata proprio al momento giusto. La scultura infatti ci ha dato la prova che l’arte, intesa più generalmente come cultura, costituisce un bene assolutamente primario e addirittura, in questo caso, salvifico. Il museo, il teatro, il cinema dunque non sono più degli accessori nella nostra vita, ma costituiscono la nostra identità, sono la nostra storia, ció che ci definisce come esseri umani. Non riconoscere il valore dell’Arte come un bene assolutamente primario significa non riconoscere la dignità dell’espressione umana. Da sempre l’uomo ha esteriorizzato se stesso in forme d’Arte, e non possiamo lasciare che questa venga calpestata o ignorata. Dostoevskij scriveva “La bellezza salverà il mondo” e questo messaggio è evidente nell’avvenimento di Rotterdam, e non solo. È un messaggio vivo e sempre valido, sta a noi rendercene conto.
A cura di Ludovica Straffi