Commiato

Ultima interrogazione, ultima lezione di greco, ultima ricreazione…stiamo tutti facendo il conto alla rovescia, ma quest’anno con un po’ più di malinconia del solito. Adesso che la fine del liceo è così vicina, tra noi maturandi c’è chi gioisce e non vede l’ora di lasciarsi questi anni alle spalle e chi piange sperando di bloccare il tempo. A questo punto risulta difficile non farsi prendere dalla nostalgia ed evitare di ricordare i momenti più memorabili trascorsi qui al Miche. Mi torna in mente, ad esempio, l’occupazione di quando ero in prima liceo, a cui abbiamo partecipato attivamente senza nemmeno averne ben chiaro il motivo. L’anno seguente invece i due rappresentanti d’istituto Giovanni Guderzo e Filippo Ungar hanno proposto il “movimento”. Questi nomi ai più giovani di sicuro non dicono nulla. Eppure sono stati proprio loro a fondare ben quattro anni fa questo giornale per creare uno spazio di confronto tra studenti. Era lo stesso anno in cui Lapo Montelatici si batteva per la raccolta differenziata e Niccolò Domizioli – meglio conosciuto come Nick Domizios – si candidava per la rappresentanza d’istituto uscendone sconfitto per l’ennesima volta. E poi tra gli eventi più clamorosi di questi cinque anni non si può dimenticare il caso dell’articolo accorato di Matteo Abriani, pubblicato nel lontano 2015 sul MichePost, che ebbe risonanza in tutta Firenze. In questi cinque anni la nostra scuola è sempre stata brulicante di vita. Ancora nessuno è riuscito ad aprire la loggia, ma, in compenso, il Miche ci ha aperto la mente. Possiamo dire di essere cresciuti culturalmente non solo per la ricchezza degli studi affrontati, ma anche per tutte quelle conferenze, assemblee e altre occasioni di confronto che ci hanno fornito spunti di riflessione e stimoli. Il Miche è la nostra seconda casa, ma chi non ha mai sognato almeno una volta di finirla per sempre con le traduzioni, di arrivare una volta per tutte in fondo a questi studi, che in alcuni periodi sembrano ingestibili? Ora che siamo arrivati per davvero alla fine del liceo, la soddisfazione per la conclusione del ciclo scolastico porta con sé una sensazione di nostalgia per tutte quelle abitudini che ormai fanno parte della routine: dal “caffeino del ripiglio” alla seconda ora e le ricreazioni con musica in cortile fino al “buongiorno” della Marianeve con il suo sorriso a 32 denti o le chiacchierate con la Silvana. Quasi quasi mi mancherà anche l’ansia prima delle interrogazioni a tappeto e la sonnolenza improvvisa durante alcune spiegazioni… per non parlare delle dinamiche della vita in classe, che non penso si ripresenteranno in nessun’altra situazione. Infatti, ormai i miei compagni ed io abbiamo creato un nostro linguaggio, per cui basta una sola parola per intenderci o scoppiare in una risata. Abbiamo condiviso tantissimi momenti, litigate e dibattiti accesi durante gli attivi di classe compresi, a tal punto che mi rendo di aver trascorso in questi cinque anni quasi più tempo con loro in classe che con la mia famiglia. Perciò anche se dopo la maturità ognuno prenderà la sua strada, qualcuno andrà a vivere in un’altra città o addirittura in un altro continente, il ricordo di questi momenti ci accomunerà sempre. E sono sicura che quando ci rivedremo, anche se saranno passati vent’anni, ci basterà evocare una qualunque situazione per risentirci subito di nuovo qui, come a casa, tra i banchi del Miche.

A cura di Emma Giacomobono

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