Cambiare nome a 15 anni: la storia di Elia

Cosa pensereste se uno dei vostri migliori amici vi dicesse di essere trans? Come reagireste? Io, scrivendo questa intervista.

Chi sei e come ti identifichi?

Sono Elia, ho 15 anni e sono un ragazzo transgender.

 

La tua famiglia lo sa? Come ha reagito?

Sì, i miei genitori lo sanno, però fingono che non gliel’abbia detto; infatti mi chiamano ancora col mio deadname.

 

I tuoi amici lo sanno? Come hanno reagito?

Sì, lo sanno. La maggior parte lo rispetta, anche se alcuni fanno fatica a capire. Altri sono stati molto discriminanti.

 

Hai avuto paura della reazione degli altri al tuo coming out?

Sì, ho avuto paura di fare coming out. Non volevo che i miei amici e familiari mi isolassero o buttassero fuori di casa, ma per fortuna è andato bene.

 

Come e quando hai capito di essere trans?

Grazie a un video su youtube che raccontava dell’esperienza di una persona trans ho capito la causa delle mie sensazioni e della mia disforia. Ero in II media.

 

Che cos’è la disforia?

È il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso genotipico e nel genere assegnatogli alla nascita. È come se non riuscissi più a capire chi sei perché il tuo corpo ti dice una cosa, ma la tua mente un’altra…certe volte è insopportabile.

 

Che cos’è il gender?

È come uno si identifica, come si esprime e come vuole che gli altri lo vedano.

 

Qual è la tua espressione di genere?

Maschile.

 

Che cos’è il binder?

Il binder è una veste compressiva che riduce la visibilità del seno. È molto utile per alleviare la disforia anche se ha degli effetti collaterali, come l’affanno o dolori alla schiena e alle spalle.

 

Sei orgoglioso di te stesso?

Sì, abbastanza.

 

Perché hai scelto questo nome?

Perché mi piacciono i colori, cioè blu e verde, con cui mi immagino il nome.

 

Che cosa ne pensi dell’omofobia?

Che non è una paura. Sono solo le persone che non vogliono imparare e restano nel loro mondo senza conoscere gli altri- i “diversi”.

 

Ci sono differenze fra la tua vita prima di capire di essere Elia e ora?

Ora sento di potermi esprimere più liberamente e di essere me stesso.

 

Vorresti essere cisgender (= persona che si identifica col genere assegnatole alla nascita)?

Avrebbe di sicuro reso la mia vita più facile, ma credo che essere trans mi faccia vedere il mondo da una prospettiva diversa, quindi sono felice di esserlo.

 

Come mai per alcune persone trans è faticoso dire alla gente il proprio deadname (=nome anagrafico dato alla nascita, quindi del genere sbagliato)?

Perché il deadname è qualcosa di negativo e scomodo, come un vestito che non ti piace.

 

Qual è il tuo sogno più grande?

Che gli esseri umani comincino a essere umani.

 

Grazie a questa intervista ho scoperto e capito molte cose. Quella che mi ha reso più dispiaciuta è stata la risposta alla quinta domanda, in cui Elia mi ha detto di aver compreso la causa delle sue sensazioni in II media, quando eravamo nella stessa classe e passavamo insieme circa 45 ore alla settimana. Mi dispiace che non si sia fidato abbastanza di me e degli altri nostri amici da farci intravedere il suo segreto, e mi dispiace per tutto il dolore che provava quando lo chiamavo “lei”. Di una cosa, però, non mi devo sentire in colpa: averlo accettato senza pensarci, aver provato a comprenderlo e, forse, pensare che sia un argomento così importante e delicato che ne vale le pena scriverci un articolo a riguardo.  Spero che quest’intervista possa aiutare qualcuno che si sente come Elia e che possa far cambiare idea a qualcuno che prova disgusto per le persone trans: cominciate, per favore, a essere umani.

A cura di Elisa Salvadori

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