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La legge elettorale più vecchia d’Italia ancora in vigore

Tra il 23 e il 26 maggio 2019 circa 400 milioni di cittadini europei si recheranno alle urne per eleggere 750 rappresentanti nel Parlamento Europeo, organo legislativo delle istituzioni europee e unico eletto direttamente dal popolo con suffragio universale. Le elezioni avvengono ogni 5 anni e vengono regolate con diverse leggi elettorali in base alle norme giuridiche in vigore nei vari paesi. I seggi devono però essere obbligatoriamente divisi proporzionalmente in base alla popolazione dei paesi dell’Unione, da un massimo di 96 posti per la Germania e un minimo di 6 per Cipro, Malta, Lussemburgo ed Estonia. L’Italia alle prossime elezioni dovrà eleggere 76 rappresentanti.

Nonostante l’articolo 223 del T.F.U.E. (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) preveda l’approvazione delle modalità di voto uguali nei vari paesi, tutt’oggi esistono notevoli differenze tra le leggi che regolano il voto nei diversi paesi. Una delle principali è la presenza della soglia di sbarramento, in Italia al 4%, che indica la percentuale di voti necessaria per avere un seggio riservato a un determinato partito in Parlamento. Un’ulteriore differenza è la possibilità da parte degli elettori di scegliere e quindi indicare una preferenza a un candidato, oppure la presenza di un listino bloccato scelto direttamente dalla direzione del partito politico. Nel nostro paese vige il sistema del voto di preferenza, dove i cittadini aventi diritto di voto potranno scrivere sulla scheda elettorale ben tre preferenze di sesso diverso, mentre in Francia e Germania, per esempio, è presente il listino bloccato. In Italia la norma che disciplina le modalità di voto risale al 1979, anno in cui si tennero le prime elezioni dei rappresentanti al Parlamento Europeo. La legge prevede un sistema proporzionale puro, dove le percentuali dei voti ricevuti corrisponderanno alla stessa percentuale dei seggi. Un sistema molto simile in Italia fu la legge elettorale in vigore dalla nascita della Repubblica fino al 1992; in seguito venne infatti abrogata e sostituita dal così detto “Maggioritario Corretto” o Mattarellum. L’unica modifica alla legge del 1979 è datata 2009, quando venne approvata quasi all’unanimità dal Parlamento italiano l’introduzione della soglia di sbarramento al 4%.

La legge elettorale italiana per le elezioni politiche non viene pronunciata nella Costituzione, eppure è molto importante perché proprio grazie ai sistemi elettorali si riescono a delineare criteri per la trasformazione dei voti in seggi.

Attualmente, la legge elettorale italiana in vigore per le elezioni politiche è il “Rosatellum Bis”, sistema misto ideato dell’esponente del Partito Democratico Ettore Rosato, dopo che il “Rosatellum” venne considerato incostituzionale dalla Corte Costituzionale Italiana. Esso prevede appunto un sistema misto: 61% dei parlamentari eletti con sistema proporzionale e listino bloccato, 37% eletti con il sistema maggioritario-uninominale e il 2% rimanente destinato al voto degli italiani all’estero. Molte le differenze, quindi, tra la legge elettorale europea e quella italiana, la prima totalmente proporzionale mentre la seconda studiata per aumentare la governabilità del Bel Paese.

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